Politica

Giorgia Meloni e Enrico Letta: sfida tra leader opposti, ma che si rispettano

L'opinione di Lorenzo Zacchetti

I leader di Fdi e Pd si erano avvicinati già tempo fa, iniziando un rapporto non scontato e che, con lo scontro elettorale in vista, assume altri significati

Fdi e Pd escono vincitori dalle amministrative: così i loro leader si preparano per le politiche


Devo ammettere che, qualche mese fa, faticavo a capire l'inedita sintonia tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta. Un fatto, oltretutto, non episodico, bensì cementato da diversi incontri pubblici: la presentazione del libro di Fabrizio Roncone (settembre 2021), quella del libro di Bruno Vespa (nel novembre successivo) e poi l’invito al segretario Dem, giunto come ospite sul palco di Atreju (a Natale). Non certo un inciucio, per carità, bensì una forma di rispetto reciproco e di legittimazione dell’avversario che di per se’ sarebbe una cosa molto sana e civile, ma che stonava clamorosamente con le contemporanee botte da orbi tra i rispettivi schieramenti, pronti a rinfacciarsi ogni sorta di passato, tanto quello remoto che quello prossimo. Colpi durissimi e non ancora esauriti, come dimostrano le dichiarazioni di ieri di Lia Quartapelle e le reazioni stizzite di tutta Fdi.

Oggi, però, la situazione è radicalmente diversa. Che si sia trattato di una clamorosa botta di fortuna o di una strategia molto lungimirante, la cordialità nei rapporti tra la leader di Fdi e quello del Pd è fondamentale per entrambi, per cavalcare il risultato dell’ultima tornata elettorale e per prepararsi al meglio alla sfida cruciale del 2023, che, oltre alle politiche, comprende quella, per nulla trascurabile, della Regione Lombardia. Come nella tragedia classica, il protagonista per esistere ha bisogno dell’antagonista. Altrimenti, semplicemente, non è.

Fuori i secondi. Sul ring sono rimasti solo i due pesi massimi che, come nella tradizione della nobile arte, sfoggiano il loro fair-play e fanno benissimo a farlo, perché le gazzarre da cortile sono tra le principali cause dell’astensionismo del quale qualcuno si è accorto si è accorto solo la sera del 12 giugno, ma che invece da tempo dovrebbe rappresentare un segnale d’allarme.

Specularmente, Meloni farà valere la sua coerenza nell’essere stata l’unica forza di centrodestra a rifuggire la tentazione della grande ammucchiata, opponendosi al Governo Draghi, mentre Letta rivendicherà il suo ruolo di principale sostenitore della ragion di Stato, più realista del Re e, secondo alcuni detrattori, più filoamericano di Biden.

Se il gong suonasse domattina, i bookmaker darebbero Meloni come favorita. Nessuno dei due può vincere da solo, ma nella costruzione delle coalizioni i problemi più grossi li ha sicuramente Letta. La famosa “alleanza strutturale” con il M5S si fa attendere più di Godot e la caduta libera dei consensi del Movimento rende tutto molto più difficile. Altrettanto insidioso è il rapporto con Renzi e Calenda, che oltretutto dettano condizioni e pretendono di mettere Conte in un angolo, mentre Articolo 1 bussa per rientrare nel Pd e Fratoianni invece si tiene a distanza di sicurezza dal “campo largo”, per non dilapidare il consenso raccolto all’opposizione: per Sinistra Italiana si prospetta un’alleanza coi Verdi che potrà anche far bene, ma che difficilmente cambierà le sorti della sfida.

Sulla carta, il percorso più lineare è quello del centrodestra, che ha in più occasioni ufficializzato la regola che sarà il leader del partito più votato a poter reclamare il ruolo di Premier. Stiamo quindi per accogliere la prima donna alla guida del Consiglio dei ministri? Meloni viaggia col vento in poppa, ma mancando poco meno di un anno alle elezioni politiche non darei davvero nulla per scontato. Che sia l’attuazione del progetto di federazione tra Lega e Forza Italia, più volte evocato per arginare la leadership di Fdi, oppure un accordo col centrosinistra per dare una forte connotazione proporzionale alla legge elettorale, con la prospettiva di un ennesimo pareggio che spianerebbe la strada al Draghi-bis (o a qualcosa che molto gli somiglierebbe), tutto può ancora succedere. Anche per questo motivo, avere instaurato un rapporto di lealtà con la controparte, segnatamente Letta, è per Meloni un elemento molto prezioso: saranno loro a dare le carte e a caratterizzare le differenze tra le proposte politiche, tra le quali gli italiani saranno chiamati a scegliere.

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