Legge, da Nordio ai rave Piantedosi: a Dx due anime liberale e giustizialista

Le recenti dichiarazioni di Nordio come ministro della Giustizia, stanno facendo discutere e non sono affatto scontate

L'opinione di Giuseppe Vatinno
Politica

Governo Meloni a doppia trazione: Nordio è espressione del mondo liberale, Piantedosi incarna la destra giustizialista più vicina alla Lega. Il commento

Nordio entrò in magistratura negli anni ’80 e si mise subito in luce per le sue indagini sulle Brigate Rosse venete. Quando scoppiò Mani Pulite diresse le indagini a Venezia, a volte con accenti polemici nei confronti dei colleghi di Milano a cui rimproverava un eccessivo utilizzo politico dell’inchiesta. In seguito si occupò di cooperative rosse indagando anche Achille Occhetto e Massimo D’Alema. Fino al pensionamento è stato procuratore aggiunto di Venezia specializzandosi in reati contro la pubblica amministrazione. Ha un passato politico nel Partito liberale Italiano ed era considerato un magistrato conservatore.

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Le sue recenti dichiarazioni come ministro della Giustizia, stanno facendo discutere e non erano affatto scontate. Si è espresso a favore del ripristino della immunità parlamentare e del superamento del reato di abuso d’ufficio, che condiziona –a suo dire- agli amministratori pubblici dal firmare documenti per le possibili responsabilità future. Le sue posizioni a favore della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante hanno ripreso un vecchio tema caro ai Radicali e a Marco Pannella, ma anche a Forza Italia e appunto ai liberali.

Da ultimo la sua critica all’eccessivo utilizzo delle intercettazioni ha alimentato il dibattito con una forte reazione dell’Amn e la dichiarazione dello stesso Nordio che si dice pronto a “battermi fino alle dimissioni”. Ma a fronte di ciò c’è una apparente contraddizione. Infatti uno dei primi atti del governo Meloni fu proprio quello sull’inasprimento delle pene sui cosiddetti rave party, sulla spinta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ne fu parte attivissima.

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Misura che procurò allarme a sinistra e in genere nell’opinione pubblica attenta ai diritti civili a causa della troppa discrezione insita nel decreto legge. Questa mossa iniziale portò all’idea che ci sarebbe stato un governo giustizialista ma non si era fatto il conto con la componente, appunto, liberale.

Tradizionalmente infatti il centro – destra si mostra su questi temi come un Giano bifronte: da una parte c’è l’ala liberale che fa riferimento a Silvio Berlusconi e a Forza Italia che è da sempre assai critica con la magistratura e dall’altra c’è l’ala tradizionalista della destra che è tutta “legge ed ordine”. Questi due aspetti sono non solo opposti ma anche sostanzialmente inconciliabili ed è per questo che ci sono due ministri dell’Interno o se vogliamo due ministri della Giustizia che rispondono ai nomi di Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.

Non sono ministri politici, ma tecnici. Il primo è chiaramente espressione di quel mondo liberale in cui Nordio ha militato da giovane mentre l’altro rappresenta la destra giustizialista più vicina alla Lega e anche a Fratelli d’Italia. Si ricordi ad esempio la politica giustizialista del Movimento Sociale Italiano (MSI) e del suo leader più carismatico e rappresentativo e cioè Giorgio Almirante che era a favore del ripristino della pena capitale che lo portò nel 1982 addirittura ad una petizione popolare.

Quindi abbiamo un governo che su questi temi è a doppia trazione pur essendo preponderante la componente garantista, grazie a Nordio. E’ da prevedere però come nei rave party e probabilmente sui migranti che Piantedosi farà sentire la sua voce. Piantedosi è stato prefetto a Bologna e Roma e lo stesso Salvini ha dichiarato esplicitamente che è un suo “amico”.

Dunque Salvini è molto vicino al Ministero dell’Interno, dicastero, ricordiamolo, che lui occupò sotto il governo giallo – verde e per cui è anche a processo per le note vicende delle navi di migranti. La soluzione Nordio Piantedosi è l’unica che verifica l’equazione della legalità che il centro – destra è stato chiamato a risolvere ed a ben guardare è una soluzione che soddisfa tutte e due le sue vocazioni. La garante di tutto questo è naturalmente il premier e cioè Giorgia Meloni che è chiamata a mediare di volta in volta.

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