Manovra, effetto sui partiti. Cambia tutto: ecco chi guadagna voti e chi cala
FdI cala, Lega sale, Forza Italia stabile. Meglio il Pd del M5S
Sondaggi: lieve erosione prospettica di consensi per FdI, una tonificazione per la Lega, sostanziale invarianza per FI
Il consiglio dei ministri ha approvato ieri, 16 ottobre, il disegno di legge di bilancio da 24 miliardi di euro. In sintesi, con il cuneo fiscale ci dovrebbero essere 100 euro in più al mese per circa 14 milioni di italiani, così come decontribuzioni per le madri con più figli. Tre miliardi di euro vengono destinati alla sanità. Per quanto concerne le pensioni, spunta quota 104. Infine, il canone Rai scende da 90 a 70 euro e viene confermata la finanziabilità del progetto del ponte sullo stretto di Messina. Se questi sono i contenuti, che conseguenze potrà produrre questa Legge di Bilancio sulle intenzioni di voto per i vari partiti, sia di maggioranza che di opposizione? Una cosa va detta subito: nessuna delle grandi promesse della campagna elettorale del 2022 viene davvero mantenuta, almeno per il momento. Salvo, forse, quella della costruzione del ponte sullo stretto. Come ha detto la premier, Giorgia Meloni, si tratta di una Legge di Bilancio all’insegna della prudenza, e molto più di continuità che di discontinuità col passato. Se fosse stata varata da una maggioranza di Centrosinistra anziché di Centrodestra, probabilmente nessuno si direbbe davvero sorpreso.
Se questo è il quadro, ossia una manovra che non ha grandi picchi né positivi né negativi, non ci dobbiamo aspettare significative modifiche a breve termine delle intenzioni di voto. Il consenso per FdI dovrebbe rimanere sempre attorno al 28 per cento, così come quello per FI non dovrebbe scostarsi molto dal range del 6-7 per cento. Più interessante è il discorso sulla Lega che, pur non capitalizzando su nessuno dei suoi temi storici (il federalismo, la riduzione forte della tassazione sul lavoro autonomo), ha la possibilità concreta di avviare un’opera destinata a segnare la storia del nostro Paese, e che il ministro Salvini potrebbe intestarsi come successo personale. La maggioranza conta sulla percepibilità di quell’aumento di circa 100 euro al mese per una platea piuttosto ampia di cittadini, che dovrebbe compensare la delusione per i prezzi che non scendono e le tasse che non si abbassano in maniera davvero rilevante.
Dal canto suo, l’opposizione ha la possibilità di avviare uno storytelling fortemente dialettico nei confronti della maggioranza; può, infatti, incalzarla proprio sul terreno del mancato mantenimento della promessa generale di un forte cambiamento rispetto al passato. Se la politica economica del centrodestra al governo alla fine assomiglia molto a quella del centrosinistra, perché si dovrebbe votare il centrodestra invece che il centrosinistra? Dei due grandi partiti di opposizione, questo argomento dovrebbe poter portare potenzialmente più consenso al Pd che al M5S, perché è il Pd ad avere l’immagine più consolidata di partito che sa gestire la macchina dello stato con competenza e moderazione.
In sintesi, senza poter formulare delle previsioni quantitative di dettaglio, possiamo ipotizzare che la manovra appena varata abbia questi effetti sulle intenzioni di voto: una lieve erosione prospettica di consensi per FdI, una tonificazione per la Lega, una sostanziale invarianza per FI. E ancora: un possibile miglioramento sia per il Pd (se saprà raccontarsi come il partito che avrebbe potuto fare le stesse cose della maggioranza, in modo più convincente) sia per il M5S (se saprà posizionarsi come l’unico partito che alla fine avrebbe avuto l’ardire di proporre una manovra più originale e coraggiosa). Dovrebbero invece rimanere quasi invariate le intenzioni per il terzo polo e le altre formazioni minori.
Sempre tenendo presente, tuttavia, che i venti di guerra da una parte, e la recrudescenza del fenomeno migratorio dall’altra, rappresentano i due veri temi sensibili su cui, probabilmente, si deciderà l’esito delle prossime elezioni europee.
*politologo e sondaggista