Nasce il governo Meloni, una squadra modesta ma che ha consenso (per ora)

Non ci sarà spazio all’ambiguità, con la matematica non si scherza: i numeri dell’Italia su debito, innovazione e vincoli (sacrosanti) europei sono impietosi

L'opinione di Simone Rosti
Giorgia Meloni quirinale
Politica

Giorgia Meloni premier, onore al merito 

E alla fine Giorgia ce l’ha fatta. Dalla Garbatella a Palazzo Chigi a capo del governo di un grande Paese. Onore al merito. C’è riuscita anche per la disperazione degli italiani che, dopo i governi istituzionali e di emergenza, dopo i tecnici, dopo le illusioni carnevalesche dei 5 Stelle, ora finalmente hanno un governo che rappresenta la massima coerenza fra voto e istituzioni.

La lista dei ministri è un po’ deludente, dei pezzi da novanta che ci si attendeva mesi fa (Panetta ad esempio) non c’è traccia, ma parlare ora di qualità della squadra non avrebbe senso, vedremo i risultati. Meloni non si è potuta esimere dal compromesso, normale in un governo di coalizione. Meloni e Giorgetti dovranno scalare le montagne per essere al passo di Draghi e Franco i quali avevano un tasso di credibilità senza pari.

Ma questo governo ha il consenso, se lo userà al meglio e si affiderà a collaboratori di valore al suo servizio (non servizievole) potrebbe guadagnarsi (passo dopo passo) la credibilità che serve per stare con autorevolezza nei consessi europei e internazionali. Attenzione però, non ci sarà spazio all’ambiguità, con la matematica non si scherza, i numeri dell’Italia su debito, innovazione e vincoli (sacrosanti) europei sono impietosi.

A proposito di passi falsi, si veda il caso del Regno Unito che è sempre stato un esempio di stabilità, ma che di fronte alla spregiudicatezza dei vari esecutivi che si sono susseguiti dalla brexit in poi sta pagando un prezzo enorme. Dopo le ultime folli scelte (in parte rientrate) del governo di Liz Truss, che si è appena dimessa a poche settimane dall’insediamento, il Regno Unito si trova con il livello più basso della sterlina degli ultimi trent’anni. Rischio che oggi non corre l’Italia grazie all’euro, ma fa ancora sorridere pensare che il secondo alleato di Giorgia fino a pochi anni fa proclamava un ritorno alla lira (a cui oggi solo Paragone & Co inneggiano).

Però nulla potrebbe salvarci da scellerate politiche di bilancio fuori, non solo dai parametri europei, ma soprattutto dal buon senso perché, non dimentichiamolo mai, ogni euro di scostamento di bilancio andrà pesato con cura con la consapevolezza che sarà un euro sulle spalle dei nostri figli a cui Giorgia, donna e madre, dovrebbe pensare ogni giorno. Per il momento in bocca al lupo al governo Meloni! Noi saremo qui a misurare ogni iniziativa: numeri e fatti, sperando di lasciarci alle spalle questi mesi di chiacchiere e fantasie che ci hanno fatto compagnia negli ultimi mesi di campagna elettorale.

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