Conte e Calenda/Renzi: alleanza per annientare il Pd e spartirsi i cocci

Elezioni regionali in Lombardia e Lazio primo, importante, step

Di Alberto Maggi
Carlo Calenda, Matteo Renzi e Giuseppe Conte
Politica

L'esempio è quello della Francia, Partito socialista quasi sparito


Una comunanza di interessi. Non certo un'alleanza, ma una strategia politica che, nel medio-lungo periodo, porta ad avere un obiettivo comune: annientare il Partito democratico. L'esempio è quello della Francia. Perfetto, calzante. Nel giro di 15-20 anni il Partito socialista è passato da oltre il 20%, spesso prima forza nazionale, a un misero e ininfluente 2-3%. Il Psf è stato schiacciato a destra dalla nascita e dall'exploit di En Marche!, il movimento politico liberaldemocratico che ha portato Emmanuel Macron all'Eliseo con tanto di riconferma alle ultime elezioni presidenziali, e a sinistra dalla crescita della coalizione di sinistra e ambientalista che fa capo a Jean-Luc Mélenchon.

Mutatis mutandis, in Italia l'area liberal-centrista, è rappresentata da Azione e Italia Viva, pur con tutti i distinguo tra Carlo Calenda e Matteo Renzi soprattutto nel rapporto con il governo Meloni. Ma, al momento, l'alleanza regge e si sta anche organizzando per un'integrazione vero e concreta nei prossimi mesi. A sinistra, come dimostrano ormai tutti i sondaggi, il vero leader è Giuseppe Conte, che ha avuto la forza di rinnovare e rilanciare il Movimento 5 Stelle, tornando in parte alle origini ma senza l'ingombrante presenza di Beppe Grillo. Non solo, l'ex premier sta anche attraendo verso di sé la bicicletta Fratoianni-Bonelli, che alle Politiche del 25 settembre aveva scelto il Pd.

Quanto ai Dem, il dibattito congressuale che non decolla e che non riesce a uscire dalle mere beghe procedurali rischia seriamente di ridurre l'ex partito di maggioranza relativa a una forza sempre più marginale. Sul congresso la confusione regna sovrana. Finora abbiamo in campo Paola De Micheli ed Elly Schlein (che però non è chiaro se avrà con sé tutta la sinistra del partito). Il 26 novembre Dario Nardella potrebbe (anzi, dovrebbe) annunciare la sua discesa in campo in vista delle primarie e poi cè sempre l'ombra di Stefano Bonaccini. E che cosa faranno i lettiani? E Goffredo Bettini, sempre così vicino a Conte? E soprattutto l'ex ministro Dario Franceschini, leader di AreaDem? Tanti interrogativi, nessuna risposta.

L'obiettivo della tacita alleanza Calenda/Renzi-Conte (più Fratoianni/Bonelli) è quella di lasciare che il Pd autoimploda, si divori dalll'interno, per poi prendersi i cocci. Un pezzo di moderati - Base Riformista dell'ex ministro Lorenzo Guerini con Andrea Marcucci in testa - potrebbe aderire al centro liberal-macroniano mentre la sinistra di Bettini e di altre anime, come l'ex ministro Andrea Orlando, potrebbe guardare a sinistra verso il M5S. In tutto questo le elezioni regionali sono una tappa importante. Il progetto attorno a Letizia Moratti difficilmente risulterà vincente ma se dovesse avere un solo voto in più della coalizione (tutta da costruire, e manca pure il candidato) del Pd sarebbe già un passo importante.

Nel Lazio i Dem hanno scelto Alessio D'Amato e quindi il Terzo Polo e, ragionamento inverso, se i 5 Stelle dovessero avere un buon risultato sarebbe un altro colpo e un altro step verso lo scenario francese. Fonti dell'alleanza Calenda-Renzi comunque assicurano che la svolta non saranno le prossime Regionali, che "sono solo uno step", la prospettiva è appunto a medio-lungo termine. D'altronde in Francia la scomparsa (o quasi) dei Socialisti è avvenuta in 15 anni circa. Ma è avvenuta. 

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