Pd, Schlein costretta a trattare proprio coi cacicchi. Poltrone: tutti i nomi

Pd, a Bonaccini il capo delegazione Ue e 2 o 3 posti in segreteria

Di Alberto Maggi
Elly Schlein - Debora Serracchiani (Lapresse)
Politica

Pd, Schlein sa che i parlamentari sono stati eletti con Enrico Letta segretario e quindi i suoi fedelissimi veri sono pochini, soprattutto tra deputati e senatori


"Estirpiamo cacicchi e capibastone" ha promesso solo dieci giorni fa Elly Schlein in occasione dell'assemblea nazionale che l'ha incoronata nuova segretaria del Pd dopo la vittoria alle primarie. Diciamo che le cose non stanno proprio così. "E' tutto in alto mare, è un gioco di incastri che deve accontentare tutti", spiega una fonte dem di alto livello, parlando degli organigrammi interni che ancora devono essere tutti definiti. E il problema sono proprio quelle correnti, quei "cacicchi e capibastone", che Schlein aveva promesso di estirpare ma che si stanno facendo sentire eccome per stabilire tutte le caselle con il bilancino.

Innanzitutto Stefano Bonaccini, presidente del partito, vuole che la segretaria rispetti la promessa di un Pd coeso e unito e che rappresenti anche la minoranza. Questo si tradurrebbe, stando alle ultime indiscrezioni, al mantenimento al suo posto di Brando Benifei, capo delegazione Dem al Parlamento europeo che ha coordinato la mozione del Governatore dell'Emilia Romagna alle primarie Dem. Va da sé, però, che a Roma salteranno sia Simona Malpezzi che Debora Serracchiani.



Ma trovare i sostituti (o le sostitute) non è affatto facile. Schlein è stata appoggiata da diversi capi-corrente, come Francesco Boccia, Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, e quindi serve un quadro che accontenti tutti. Per Palazzo Madama come capogruppo dei senatori resta in pole position l'ex ministro Boccia o, in alternativa, il responsabile economico uscente Antonio Misiani. Per Montecitorio c'è un problema: la segretaria vorrebbe la sua fedelissima Chiara Braga, che però fa parte dell'ufficio di presidenza della Camera e siccome il sostituto andrebbe eletto a scrutinio segreto il Pd potrebbe perdere una figura chiave a Montecitorio. Ci sarebbe l'ipotesi Peppe Provenzano ma Schlein vuole almeno una donna come capogruppo.

Non solo. Non bisogna dimenticare che i presidenti di deputati e senatori vengono eletti a voto segreto e non nominati dalla segretaria, che può soltanto proporli. Quindi un accordo con quei "cacicchi e capibastone" da estirpare serve per forza per non rischiare una clamorosa bocciatura in uno dei due rami del Parlamento o addirittura in entrambi. Se Braga non andasse a fare la capogruppo alla Camera sarebbe quasi certamente una vicesegretaria, probabilmente vicaria quindi con un ruolo di primo piano rispetto all'altro o all'altra vicesegretario che potrebbe andare a Bonaccini.

C'è infine la composizione delle segreteria. Non c'è un numero preciso di componenti ma solitamente variano da 12 a 15 ed è l'organo decisionale principale del Pd. Qui il presidente dell'Emilia Romagna vuole almeno 2-3 esponenti che però potrebbero anche salire a 4 in base al resto degli incastri. Schlein sa anche che i parlamentari sono stati eletti con Enrico Letta segretario e quindi i suoi fedelissimi veri sono pochini, soprattutto tra deputati e senatori. Perciò dovrà necessariamente dialogare con "cacicchi e capibastone" (sempre quelli che voleva estirpare) anche per la scelta dei membri della segreteria.

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