Politica
Pd: capigruppo, segreteria, guerra e diritti. Schlein è già in affanno
Tra le nomine dei capigruppo e la nuova segreteria, Schlein cerca di non scontentare nessuno ma nel Pd c'è già malumore
Pd, Elly Schlein: dalle piazze ai palazzi
Un conto è la piazza e un altro la vita politica nei palazzi. Se sul primo fronte, è evidente, la neosegretaria del Pd, Elly Schlein, non teme rivali ed è riuscita a mettere nell’angolo persino i Cinque stelle che proprio dal movimentismo e dai vaffa hanno tratto linfa vitale, in Parlamento la musica cambia. Non a caso qui, a neanche un mese dalla proclamazione nei gazebo, la nuova leader comincia a fare un po’ di fatica. Intanto sul fronte dell’organigramma, ancora in gran parte da completare. Manca, innanzitutto, la segreteria. Al momento, come conferma una autorevole fonte dem ad AffariItaliani, però, non c’è traccia di alcuna convocazione della direzione per sciogliere questo primo nodo.
E a seguire c’è da giocare per intero l’importante partita dei capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, sulla quale per ora regna lo stallo. “E non è un problema secondario”, si sfogano col nostro giornale, “visto che da una salda guida dei gruppi discende pure una politica chiara”. Soprattutto, questo è il non detto, visto che a sedere in Aula sono eletti non scelti da Schlein. Antico problema che si ripropone sempre in casa Pd. Senza andare troppo lontano, ne sanno qualcosa gli ultimi segretari Enrico Letta e Nicola Zingaretti.
Motivo, quest’ultimo, per cui nella cerchia dei fedelissimi di Elly è forte il pressing perché “la segretaria faccia valere la vittoria della sua mozione”: “Se avesse vinto Bonaccini – argomenta un parlamentare vicino a Schlein – non si sarebbe fatto tutti questi problemi. Giustamente, c’è chi vince e c’è chi perde. Una vittoria avrà dunque un peso o no?”.