Primarie Pd, Bonaccini stoppa Schlein sul voto online: "Non siamo il M5S"
Picerno e Orfini, sostenitori del Presidente dell'Emilia-Romagna: "Sarebbe irrispettoso nei confronti dei circoli"
"Già consentiamo a chi fino a pochi giorni prima dell'apertura non era nemmeno iscritto di candidarsi a guidarlo..."
Oltre che sulla scelta della data delle primarie, nel Pd si discute sulle modalità di partecipazione al congresso. Per quanto paia incredibile, a soli venti giorni dal voto, c'è tensione anche sul come esprimere la propria preferenza tra i candidati in campo. A lanciare il sasso è Elly Schlein, che propone che non limitarsi ai classici gazebo, ma di utilizzare il voto online per allargare la partecipazione.
Dietro la richiesta c'è ovviamente un interesse di parte (lei ha consenso tra i simpatizzanti, ma nel Pd la maggioranza è con Bonaccini), ma anche una considerazione più generale: il vero timore è che queste primarie da troppo tempo in discussione non accendano la passione di un popolo di sinistra sempre più demoralizzato. Nessuno si sogna neanche lontanamente di poter ripetere i 3,5 milioni di voti che nel 2007 diedero a Veltroni la guida del neonato partito, ma la stima attuale del Nazareno oscilla tra i 250.000 e i 500.000 potenziali partecipanti. Secondo l'entourage di Schlein, il voto digitale consentirebbe di arrivare intorno ai due milioni di votanti, salvando così la faccia.
Se Cuperlo è possibilista, pur mettendo delle regole precise, Bonaccini è assolutamente contrario. Le obiezioni della sua area vengono esplicitate da due esponenti di primo piano, come Pina Picerno e Matteo Orfini. "Un partito che non ha radicamento sul territorio, che non ha circoli dove i militanti si ritrovano e discutono e non fa le feste dell’Unità, ma che vota online c’è già, ma non è il nostro”, dice l'europarlamentare.
"La proposta di voto online lanciata da Elly Schlein è per questo sbagliata e oltretutto irrealistica e inapplicabile, a poche settimane dal voto: significherebbe non garantire un voto sicuro alle iscritte e agli iscritti, trasformando così uno dei processi più importanti della nostra comunità in una insensata imitazione della piattaforma Rosseau del Movimento Cinque Stelle. Un'operazione che avverebbe in spregio alla militanza nelle migliaia di circoli sparsi su tutto il territorio nazionale. Ridiscutere le modalità di partecipazione attiva e passiva ogni settimana risulta dannoso per la credibilità del percorso congressuale e più in generale del partito che ha individuato nel rispetto e della stabilità delle regole uno dei suoi tratti distintivi".
Sempre più a suo agio nei panni di braccio destro di Bonaccini, Picerno aggiunge che il Presidente dell'Emilia-Romagna "sta girando l’Italia in lungo e in largo con decine e decine di iniziative per incontrare, rimobilitare e attivare più cittadini possibili. Un lavoro faticoso e difficile ma necessario. Secondo noi il Partito Democratico soltanto così potrà rilanciarsi. Non con una campagna elettorale congressuale fatta dal salotto di casa davanti a una telecamera accesa sui social".
Altrettanto tranchant il no di Orfini: “Leggo che si sta discutendo di fare le primarie per la segreteria del Pd consentendo il voto online. Io capisco che per molti ormai politica e like sui social sono la stessa cosa. Salvo poi scoprire quando si vota che ai like spesso non corrispondono voti. Capisco che si voglia cercare tutte le strade per rilanciare un partito che vive oggettivamente un momento di difficoltà. Ma eleggere la guida di un partito è una cosa seria".
"Noi già lo facciamo nel modo più aperto possibile, consentendo (giustamente) praticamente a chiunque di venire a votare nelle primarie aperte. E anche (giustamente) a chi fino a pochi giorni prima dell'apertura non era nemmeno iscritto di candidarsi a guidarlo. Ma appunto, almeno quel gesto minimo di uscire di casa, cercare il gazebo, guardare negli occhi i nostri militanti (e magari ringraziarli perché sono lì da mattina a sera) e votare non può essere sostituito da un click. Non si tratta di non tenere conto dell'innovazione, dei cambiamenti di stili di vita, della digitalizzazione di tanti processi. Si tratta semplicemente di riaffermare un principio antico: la politica è partecipazione. E se si vuole contribuire a una scelta importante come quella della guida di un partito, si partecipa. Sennò possiamo chiudere il partito, i circoli e tutto il resto e sostituirli con una pagina facebook o instagram. Ma non mi pare una grande idea", conclude.