Primarie Pd: si voterà il 26 febbraio e solo nei gazebo (bocciato l'online)

La decisione verrà ufficializzata mercoledì 11 gennaio, dopo le richieste dei territori

Stefano Bonaccini e Elly Schlein 
Politica

Non passa la proposta di Elly Schlein, anche se si rischia il flop della partecipazione

Le primarie del Pd si svolgeranno il 26 febbraio. La decisione sarà ufficializzata mercoledì 11, come anticipato da affaritaliani.it, ma già c’è l’accordo sulla data. Il nuovo segretario sarà quindi scelto a cinque mesi esatti dalle dimissioni di Enrico Letta, all’indomani del tracollo nelle urne del 25 settembre.

E non era scontato che la data fosse quella, perché da parte di una federazione importante come quella milanese era giunta alla segreteria una richiesta ufficiale di spostamento “almeno” al 5 marzo. Rinvio, quindi, ma di una settimana e non di due, dopo che anche dal Lazio era stata sottolineata l’inopportunità della sovrapposizione con le regionali.

Un tema messo nero su bianco da un documento dei Giovani Democratici laziali e sottoscritto anche dai pari età lombardi, che pure si erano mossi per primi sul tema, per bocca del segretario Lorenzo Pacini. Melius est abundare quam deficere.

Analogamente scontato sembra l’esito dell’altra proposta all’ordine del giorno: l’estensione del voto alla modalità online, messa sul tavolo da Elly Schlein, ma destinata a essere respinta. Nessuno appoggia l’idea della italo-svizzera-statunitense, nonostante il concreto rischio che la partecipazione sia clamorosamente deficitaria, dato che in pratica certificherebbe l’irrilevanza del dibattito in corso.

Un dibattito che peraltro continua a ruotare intorno ai nomi dei candidati, eludendo accuratamente i temi concreti, che restano the best kept secret nella storia recente della politica. 

Elly Schlein tuttavia non si arrende: "Per noi la proposta non è affatto archiviata e continuiamo a tenerla sul tavolo", spiegano dalla sua area, "visto che anche gli altri candidati hanno delle richieste sul regolamento, come la raccolta firme e i tempi, cerchiamo di trovare una sintesi".

Il no di Stefano Bonaccini viene considerato "inspiegabile nella situazione in cui ci troviamo. E' surreale non provare ad allargare la partecipazione", mentre "Cuperlo è più possibilista", riferisce Adnkronos.

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