Primarie Pd, verso il rinvio al 26 febbraio. Si decide l'11, ma Letta nicchia

Lo slittamento è necessario perché il 12 febbraio si vota in Lombardia e Lazio, ma devono esprimersi direzione e assemblea nazionale

Di Lorenzo Zacchetti
Politica

Primarie Pd, l'appello della Lombardia: "Qui possiamo vincere, serve un rinvio"
 

Alla fine un accordo tra i candidati si è trovato. La proposta di rinviare di una settimana le primarie del Pd andrà in votazione nella direzione nazionale dell'11 gennaio, alla quale seguirà l'assemblea nazionale. Lo slittamento della consultazione popolare dal 19 al 26 febbraio è stato proposto dai territori impegnati nelle regionali del 12, ovvero Lazio e Lombardia, al fine di evitare una pericolosa sovrapposizione.

In particolare, in Lombardia si era speso Lorenzo Pacini, segretario regionale dei Giovani Democratici: “Se confermata, la notizia dello spostamento al 26 febbraio delle elezioni primarie del PD sarebbe un'ottima cosa. In Lazio e in Lombardia i militanti e iscritti del PD sono in prima linea nella campagna elettorale, ci giochiamo il destino e il futuro dei nostri territori.  Possiamo, dobbiamo vincere, il PD nazionale ci ascolti e ci aiuti”, dice ad affaritaliani.it il giovane candidato nella lista del Pd, a supporto di Pierfrancesco Majorino.

La richiesta di rinvio aveva inizialmente trovato una certa freddezza nell'entourage di Stefano Bonaccini, che essendo largamente in vantaggio avrebbe voluto chiudere subito la partita. In seguito, la disponibilità degli altri tre candidati (Elly Schlein, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli) lo ha convinto a dare il suo benestare, ma attenzione a dare per chiusa la vicenda: il segretario Enrico Letta, a quanto si apprende da fonti del Nazareno, rimane convinto che sarebbe meglio mantenere la data del 19 febbraio e quindi il passaggio tra direzione e assemblea è meno agevole di quanto si possa pensare.

Intanto, proseguono i posizionamenti delle varie aree del partito nella scelta del prossimo segretario.

 


 
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