Qatargate, 247 votazioni europee sospette. La galassia con lobbisti-Azerbaijan

Perché per anni le attività lobbistiche che hanno indirizzato l’Unione Europea non sono mai state sottoposte ad una regolamentazione ferrea?

di Antonio Amorosi
Eva Kaili
Politica

Qatar-gate, potrebbe essere simile alla nostra Tangentopoli anni '90?

In favore di Qatar e Marocco ci sarebbero 247 votazioni europee sospette. La fiamma delle indagini del Qatargate non è spenta, è quanto emerge dalla rivelazioni sotto traccia che in queste ore arrivano da Bruxelles. I particolari restano segreti ma i numeri parlano tanto. Però con loro arrivano anche altre notizie: la direzione che potrebbe prendere questa fiamma non è banalmente prevedibile.

Se il numero di parlamentari europei sotto osservazione da settimane appare più ampio di quanto si creda, con un focus che riguarda principalmente i gruppi Socialisti e Democratici (S&D) e quello dei Popolari (i cosiddetti Nazionalconservatori, ad esempio non hanno mai “comandato” nella storia UE), quanto sta accadendo non ha sorpreso gli addetti ai lavori.

Certo i due gruppi, di riffa o di raffa, hanno dalla nascita dell’Unione quasi sempre eletto il presidente della Commissione Europea, cioè chi comanda, ed è lì che vanno trovate le risposte sul perché per anni le attività lobbistiche che hanno indirizzato l’Unione non siano mai state sottoposte ad una regolamentazioni ferrea, ma l'impatto dei lobbisti sul processo decisionale dell'Unione non è una novità.

Il quadro oggi potrebbe addirittura allargarsi. Un altro filone di risorse economiche arrivate sembra quello dell'Azerbaijan, per chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani del Paese. In Europa dall'Azerbaijan arriva il gas e anche tanti altri doni che hanno distratto i più.

La guerra in Nagorno Karabakh nel settembre del 2020, per 44 giorni, e gli strascichi successivi dell'esercito azero che con turchi e mercenari siriani hanno fatto strage di armeni non ha visto arrivare sanzioni dalla UE o da altri Stati illuminati. Ma non è un caso isolato: per molti anni, i regimi repressivi di tutto il mondo hanno esternalizzato la loro diplomazia nell'UE a società di pubbliche relazioni e lobbisti senza che le istituzioni di controllo facessero un piega.

Ancora a settembre diversi parlamentari UE si chiedevano in un interrogazione rivolta al Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen perché “viste le sanzioni nei confronti della Russia per l'invasione dell'Ucraina” non usare gli stessi metodi per gli azeri. “Sarebbe inconcepibile applicare due pesi e due misure nel caso dell'invasione azera”, si scrive nell’interrogazione che chiede se il Consiglio “condanna l'invasione del Nagorno-Karabakh da parte dell'Azerbaigian e la sua barbarie? Come nel caso della Russia, intende applicare sanzioni nei confronti dell'Azerbaigian e rinunciare al gas azero? In caso di risposta negativa, considera tale aggressione meno importante di quella della Russia e, nell'affermativa, su quale base?”.

Negli ultimi anni, il Marocco ha firmato accordi talvolta controversi con Bruxelles, come quello sulla pesca. In queste settimane diversi eurodeputati hanno minimizzato il loro contributo sui voti ma anche lì le violazioni dei diritti umani nel Paese nordafricano e negli altri sotto osservazione non sono solo sulla carta.

Tutti i personaggi coinvolti nelle varie vicende alle cronache si dicono innocenti e sono da ritenersi tali fino a prova contraria, tantissimi ai margini o citati loro malgrado si dichiarano traditi e manovrati, il gruppo S&D dovrebbe eleggere l'11 gennaio il candidato alla vicepresidenza del Parlamento europeo in sostituzione di Eva Kaili eppure il problema resta.

Nella banalità di quanto sta accadendo bisognerebbe non affondare nella cronaca e chiedersi perché e qual è il cambio di paradigma che oggi si fa strada e tiene sullo stesso palcoscenico soggetti e parole che fino a ieri non stavano insieme: parlamentari, onlus che salvano immigrati, sindacalisti, sinistra, partito popolare, diritti umani, denaro ed energia sono ascesi sullo stesso palcoscenico.

In questo senso le rivelazioni del Qatargate non sono meno semplici da interpretare di quanto sia stata la stagione di Tangentopoli in Italia negli Anni ‘90, con la superpotenza USA del tempo che stava a guardare e forse non solo quello. Col senno di poi abbiamo capito che non si trattava solo di una battaglia tra corruttori, corrotti e indagatori ma di un cambio di paradigma post caduta del Muro di Berlino.

La posizione dell'Unione Europea è netta: non può esserci impunità per la corruzione. Ma quanto questa posizione ha attinenza con la realtà consolidata? Il quadro è cambiato. La UE rischia un crollo di immagine e di potere non irrilevante. Alle porte restano le superpotenze USA, Cina, Russia, in primis che stanno a guardare.

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