Sangiuliano: "Dal 15 novembre mostra su Tolkien a Roma"
Meloni e la passione per fantasy e il “Signore degli anelli”
La cultura non deve avere limitazioni politiche. Analisi
“Il 15 novembre sarà il presidente del Consiglio Giorgia Meloni a inaugurare la mostra dedicata a Tolkien che allestiremo con l'università di Oxford, una delle più importanti al mondo”, questo il comunicato stampa con cui il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha annunciato un evento atteso da tempo.
Negli anni ’60 “Il signore degli anelli”, il capolavoro di Tolkien, fu anche condiviso con la controcultura hippies americana ma poi negli anni ’70 fu ghermito saldamente dalla destra internazionale e soprattutto da quella italiana che ne fece un mito fondante.
Già il ministro aveva organizzato mostre e convegni su scrittori cari alla destra, come ad esempio il filoso e pittore Julius Evola e in questa prospettiva sarebbe interessante anche un convegno su uno scrittore conservatore come Giuseppe Berto, autore de Il Male oscuro e di Anonimo veneziano, inviso al “clan Moravia”, come lui stesso lo chiamava.
Alla Gnam (Galleria nazionale d’arte moderna) –da quanto si apprende- ci sarà una ricostruzione visuale -da qui il nome “mostra”- dell’opera di Tolkien con 150 opere tra fotografie, documenti, filmati e ricostruzioni virtuali.
L’evento attirerà non solo i nostalgici di miti fondanti della destra ma anche i tanti cultori apolitici del genere fantasy.
La Meloni negli anni ha costruito mattoncino su mattoncino l’edificio di Fratelli d’Italia su una base solida e pragmatica ma non tutti sanno che agli inizi della sua carriera aveva (ed ha ancora) una passione per la fantasy e specificatamente proprio per il “Signore degli anelli”.
La Bibbia indiscussa di questo universo parallelo è uno scrittore inglese J. R. R. Tolkien, l’autore de “Il Signore degli anelli” e de “Lo Hobbit”. I libri, da cui poi sono stati tratti i famosi film, parlano di un tempo antico in cui l’uomo viveva in simbiosi con la natura e combatteva il Bene contro il Male. Una visione abbastanza semplice, manichea, dell’esistenza. Tutto si svolge nella Terra di Mezzo dove Frodo Baggins, è appunto un Hobbit, una specie di gnomo che ha il compito di distruggere gli anelli del potere gettandoli nel vulcano del Monte Fato. La destra tradizionale è sempre stata affascinata da questi miti. Si pensi solo che il Fronte della Gioventù dal 1977 al 1981 organizzò gli originali “Campi Hobbit”.
Tra i fondatori il politologo Marco Tarchi e il politico Umberto Croppi. Poi negli anni ’90 dello scorso secolo ci furono altri Campi Hobbit, che cercarono di replicare gli originali e a cui partecipò anche Giorgia Meloni, giovanissima attivista. In questi raduni si discuteva di condizione femminile, disoccupazione, problemi giovanili, di ecologismo e lì fece la sua prima comparsa la croce celtica che divenne poi uno dei simboli caratteristici dei giovani missini. I campi Hobbit furono un po’ la declinazione moderna del tradizionalismo evoliano che affondava le sue radici nell’esoterismo magico e nel culto della Tradizione.
La Meloni aveva allora 21 anni e nel blog diceva di occuparsi di “fantasy e musica irlandese”, quindi celtica. La sua utenza era: “Khy-ry, la draghetta di Undernet #italia". Quindi non ancora “underdog” ma già “undernet”.
Scriveva a tal proposito: “Sto imparando a suonare la chitarra, da autodidatta, ma per ora i risultati sono pessimi e tento anche di cantare… Ascolto un sacco di musica, anche classica, perfino la lirica, ma quella che preferisco è la musica dei complessi irlandesi, tipo i Chieftains, Loreena McKennitt, Sinéad O'Connor ed i Cranberries".
Adesso grazie all’opera assidua del ministro Sangiuliano si cerca di compiere anche una operazione culturale: cercare di rivalutare e mostrare anche la cultura di destra, dopo tanti decenni di egemonia di quella di sinistra.
Ciò non toglie che, nel contempo, il ministro si occupi anche di grandi e indiscussi scrittori come Italo Calvino, mito progressista a cui il ministro ha dedicato da poco una mostra alle Scuderie del Quirinale inaugurata dal presidente Mattarella e dal titolo “Favoloso Calvino”. Questo perché la cultura non deve avere limitazioni politiche ma essere libera e fondamentale espressione dello spirito umano.