Elly Schlein nuova Boldry del Pd. Da giovane seguace di Peppe Civati...
Da qualche tempo la sinistra ha prodotto una nuova idoletta. L’unico merito è che sia femmina
Gabriele Muccino si è innamorato di lei e dice: “Non sabotatela”
Da qualche tempo la sinistra ha prodotto una nuova idoletta di quelle che solo lei sa confezionare per perdere: radical–chic in maniera spropositata, sardinista, femminista, immigrazionista al peperoncino, schwaista distruttrice della lingua italiana, già bambina di Obama, poi bambina di Prodi, poi bambina di Letta ed infine la cignazza ha spiccato il vuoto volo: è entrata in Parlamento lasciando la vicepresidenza dell’Emilia–Romagna dove si era ultraspecializzata nella rottura sistematica dei marroni al povero Stefano Bonaccini che nel frattempo ha tirato un sospiro di sollievo.
Ora punta pure a fare la segretaria del Pd per l’unico merito, naturalmente, che è femmina ed ha già preso possesso dell’ampio ufficio arredato con vegetalità alternative di tutto rispetto.
E da lì si è agguattata alla finestra con il fucilino di precisione -come una Rula Jebral qualsiasi- e ha cominciato a sparare: “Ora per la Meloni la pacchia è finita”, ha sgangheratamente dichiarato la neo eletta tra una tartina di salmone e una atticata pomeridiana nel centro di Roma.
Il riferimento è alla frase che aveva pronunciato la Meloni in un contesto ben specifico e cioè riferendosi unicamente alle segreterie europee per la questione del prezzo del gas che discrimina come al solito l’Italia.
Ma la sinistra questa frase se la è legata al dito perché evidentemente ha la coda di paglia e così la ripete ossessivamente come un pugile suonato.
Ma chi è questa nuova Boldry da sagra delle piadine romagnole?
Nome “tetesko di Svizzera”, lesbica dichiarata, nasce a Lugano da un professorone universitario statunitense d’origine ebraica prevenente dall’Ucraina che, di questi tempi, non guasta mai, e da una professorona italiana parimenti universitosa. Parenti molto altolocati tra cui il solito archetipale zio “avvocato antifascista” e il fratello matematicone. Quindi è italo-statunitense-svizzera, un vero sollucchero per i radical–chic nostrani.
Una che si strugge e si lamenta per la povertà nel mondo e per le disuguaglianze per poi vivere nel lusso e nella agiatezza con la protezione di una famiglia importante.
Insomma siamo alle solite e cioè si tratta del boldrinismo più puro solo che la Schlein è molto più giovane della pasionaria maceratese e le sta già facendo le scarpe.
Gabriele Muccino si è innamorato di lei e dice “non sabotatela”, mentre Romano Prodi l’ha già bellamente scaricata per la corsa alla segreteria del Pd.
Quindi, soffiato soavemente sul sufflè di capelli che le incornicia la faccia da Joanie la sorella di Richie Cunningham in Happy Days, ha dichiarato:
“Di Meloni dico che il suo mi è sembrato un discorso ideologico, identitario e con un impianto vecchissimo. Non ha detto una parola sulle diseguaglianze, sul precariato, si è parlato di lavoro solo per metterlo in contrapposizione al reddito di cittadinanza, come se Meloni non sapesse del problema gigantesco del lavoro povero. Non ha detto una parola sul clima. Doveva essere un discorso programmatico, ma è mancato il programma. Ho sentito molta retorica e poca concretezza, ma quella ce la metteremo noi dell’opposizione”.
Dopo aver ascoltato questo la Meloni e il centro–destra può stare tranquillo per cento anni. La pitonessa di Lugano rappresenta infatti un melassoso concentrato di tutto quello che ha fatto rovinosamente perdere le elezioni alla sinistra.
Naturalmente questo la furba Schlein lo sa benissimo ma lei era da giovane una seguace di Peppe Civati reuccio del populismo lombardo recentemente trombato con il suo Possibile e così ci prova.
Quindi si tratta solo di una lotta interna per conquistare la vetta del Pd e dalle parti del Nazareno sono così frastornati dalla débâcle elettorale che neppure se ne accorgono.