Scontro Meloni-Repubblica, Molinari: "Democrazia? Un test che non sa superare"

La premier: "Non accettiamo lezioni di italianità da chi ha dato la Fiat ai francesi". La dura replica del direttore dopo gli attacchi all'editore Elkann

di redazione politica
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Scontro Meloni-Repubblica. La premier: "Mi fanno ridere certi titoli...". Molinari: "Libertà d'informazione"

Tra Meloni e il quotidiano Repubblica è scontro aperto. Dopo le parole della premier contro l'editore del giornale John Elkann: "Non prendo lezioni da chi ha venduto la Fiat ai francesi", arriva la replica del direttore Maurizio Molinari, e il suo è un forte attacco contro la presidente del Consiglio. "Indicare in un quotidiano, nei suoi redattori e lettori, un nemico pubblico significa ripetere comportamenti di leader di autocrazie. Metodo e merito di queste affermazioni - dice Molinari - descrivono una carenza di rispetto e comprensione per la libertà di informazione e dunque chiamano in causa l’ottemperanza da parte della presidente del Consiglio per un principio tutelato dalla Costituzione repubblicana, da cui dipende il corretto funzionamento della vita democratica. Che impone a un capo di governo di affrontare ogni domanda. Questo è un test che Meloni dimostra di non saper superare".

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Queste le parole di Meloni, a Quarta Repubblica su Rete4, che hanno provocato la reazione di Molinari. "Mi ha fatto un po' sorridere - ha detto la premier da Porro - l’accusa arrivata da Repubblica, con una prima pagina sull’Italia "in vendita". Che quest’accusa venga dal giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e l’hanno ceduta ai francesi", affonda Meloni, "hanno trasferito all’estero sede legale e sede fiscale, hanno messo in vendita i siti delle nostre storiche aziende italiane. Non so se il titolo fosse un’autobiografia però, francamente, lezioni di tutela di italianità da questi pulpiti, anche no". Il tema sono le privatizzazioni, - prosegue Repubblica - che tanto stanno facendo discutere, anche perché la premier — quand’era all’opposizione — non aveva lesinato attacchi feroci, senza mai far mistero di essere contraria. E invece adesso, l’aria di Palazzo Chigi le ha fatto cambiare idea. "Nel documento economico di bilancio noi prevediamo di ricavare 20 miliardi in 3 anni, un lavoro che si può fare con serietà come lo immagino io".