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Meloni sceglie Tajani, Lega isolata. Alla premier serve FI per contare in Ue
Meloni Salvini Tajani

Salvini non può tirare troppo la corda visto che in Parlamento c'è l'autonomia e la Lega punta al via libera definitivo prima delle Europee

 

Il ragionamento che fanno in queste ore nella Lega, mentre si chiude la presentazione delle liste per le elezioni regionali in Sardegna del 25 febbraio, è molto semplice: un anno fa Fratelli d'Italia ha fatto un passo indietro in Sicilia sacrificando Nello Musumeci a favore di Renato Schifani, ex presidente del Senato di Forza Italia. Pochi giorni fa, a prescindere dal colpo di scena dell'inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il governatore uscente, la Lega ha fatto un passo indietro in Sardegna mollando Christian Solinas e appoggiando Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari di Fratelli d'Italia. Ora, spiegano nel Carroccio, manca un tassello importante del puzzle: Forza Italia deve fare un passo indietro in Basilicata sacrificando Vito Bardi a favore del commissario regionali leghista Pasquale Pepe.

Ma i vertici azzurri, come ha spiegato ieri Maurizio Gasparri - capogruppo al Senato - non sentono ragioni e continuano ad affermare come ha fatto più volte Antonio Tajani che Bardi in Basilicata e Alberto Cirio in Piemonte non si toccano e saranno ricandidati. Non solo, Forza Italia è pure contro il terzo mandato per i presidenti di regione sbarrando così la strada alla ricandidatura di Luca Zaia in Veneto nel 2025. Un doppio schiaffo pesante per Matteo Salvini che già ha dovuto ingoiare il rospo della ritirata di Solinas e non può certo accontentarsi solo della riconferma di Donatella Tesei in Umbria. Fonti ai massimi livelli di Fratelli d'Italia spiegano ad Affaritaliani.it che in questo caso la premier Giorgia Meloni non farà nulla per assecondare il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture confermando quindi sia Bardi in Basilicata sia Cirio in Piemonte. Alla presidente del Consiglio interessa moltissimo avere ottimi rapporti con Tajani in questa fase perché il ministro degli Esteri vuol dire Partito Popolare Europeo e quindi Ursula von der Leyen.

E dopo il 'patto della piadina' in Emilia Romagna, come ha scritto Affaritaliani.it, Fratelli d'Italia voterà sicuramente a favore dei bis di Ursula alla guida della Commissione europea, chiedendo un ruolo di commissario economico di peso per Adolfo Urso. In questo modo Meloni si allontana ancora di più dalla Lega, nonostante Identità e Democrazia nei sondaggi europei sia destinato a diventare il terzo gruppo dell'Europarlamento e malgrado le timide aperture a Marine Le Pen di inizio anno che in realtà non porteranno a nulla di concreto. Meloni vuole buoni rapporti con Tajani che farà da ponte con il Ppe di Manfred Weber per entrare a pieno titolo nella prossima maggioranza che guiderà la Commissione di Bruxelles. E quindi la scelta di assecondare Forza Italia sulle Regionali cassando le richieste leghiste va letta nell'ottica degli equilibri europei.

La Lega a questo punto si concentrerà sul tentativo con conservare il Veneto nel 2025 e anche se non ci fosse più la carta Zaia il Carroccio, come ha scritto Affaritaliani.it, ha già pronti quattro nomi per il ruolo di governatore del Veneto. Non solo. La Lega non può nemmeno tirare troppo la corda sulle candidature perché domani, martedì 23 gennaio, il Senato approva l'autonomia regionale differenziata e l'obiettivo è arrivare all'ok definitivo della Camera prima delle Europee per giocarsi la carta della riforma federalista per recuperare voti al Nord. E quindi da un lato Salvini ha le mani legate per l'autonomia, dall'altro Meloni sceglie l'asse con Tajani per le questioni europee e degli equilibri di potere a Bruxelles e la conseguenza sarà che Basilicata e Piemonte resteranno al partito fondato da Silvio Berlusconi.

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