Zaki l'ingrato "fomenta il terrorismo": è giunta l'ora di rispedirlo in Egitto

E intanto il Carroccio presenta un'interrogazione parlamentare dopo che l'attivista egiziano aveva definito il premier israeliano un "serial killer"

Di Giuseppe Vatinno
Patrick Zaki e Matteo Salvini
Politica

Salvini contro Zaki l’ingrato, Fazio lo richiama: è ora di finirla di trattare con i guanti bianchi personaggi divisivi. Commento 

Matteo Salvini lo aveva scritto in un post sui social: "Ma questo Zaki ci è o ci fa? Parole inaccettabili, pronunciate tra l'altro ieri sera dopo l'orribile attentato islamico a Bruxelles. Davanti al sangue e alla barbarie del terrorismo non esistono comprensione, ragioni, disquisizioni, distinguo ma solo piena condanna, senza se e senza ma" ed era una risposta all’ennesima gaffe di “Zaki l’ingrato”, come ormai lo chiamano tutti, che aveva detto di voler capire le “ragioni del terrorismo”. Il tutto, ricordiamolo, era nato dalle dichiarazioni dell’egiziano che parlando del premier Benjamin Netanyahu aveva detto che: “Quando un serial killer cerca di convincere la comunità internazionale che rispetta le convenzioni internazionali, per legalizzare l'uccisione di civili”.

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E adesso la Lega presenta una interrogazione parlamentare a firma del deputato Luca Toccalini al Presidente del Consiglio dei Ministri, del ministro della Giustizia e a quello dell’Interno chiedendo cosa “intende adottare al fine di garantire la sicurezza nazionale e prevenire e contrastare il rischio di una attivazione di cellule terroristiche", anche alla luce delle dichiarazioni di Zaki.

In particolare l’interrogazione affonda sul pericolo rappresentato dal cristiano copto: "Anziché esprimere sdegno e condanna verso Hamas per i gravissimi atti criminali perpetrati ai danni del popolo israeliano o per il rapimento di centinaia di civili israeliani, anche bambini, da usare come ‘merce di scambio' o ‘scudi umani', Patrick Zaki definiva, invece, un ‘serial killer' il Premier Netanyahu. Gravi dichiarazioni come quella riportata, benché seguita da precisazioni e correttivi, a parere dell'interrogante possono rappresentare un inno alla violenza e fomentare eventuali cellule terroristiche dormienti in Italia".

Da ricordare che Zaki l’ingrato, dopo le polemiche, aveva fatto una rapida marcia indietro ed era corso al Corriere della Sera a rilasciare una intervista riparatrice: "Io non ho nulla a che fare con Hamas. Sono cristiano e sono di sinistra, non sono un integralista islamico. In Egitto, quelli come me vengono uccisi dagli integralisti islamici. Sono per la Palestina, non per Hamas. E spero che tutti gli ostaggi siano liberati". Ma la toppa, come si dice, è risultata peggiore del buco ed aveva scatenato ulteriori polemiche.

Forse quindi è ora di finirla di trattare con i guanti bianchi personaggi come questo che sono divisivi e ora anche pericolosi per l’Italia. Ricordiamo che Zaki deve il suo epiteto “l’ingrato” per il fatto che fu salvato dalle carceri egiziane e dai suoi vogliosi ospiti proprio grazie al governo italiano e in particolare a Giorgia Meloni che si impegnò personalmente con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi per fargli ottenere la grazia e lui, per tutta risposta, parlò male del governo e della premier e rifiutò, come sgarbo finale, anche il volo di Stato che lo avrebbe riportato in Italia. Ora sarebbe il caso di rispedirlo al mittente, in quell’Egitto che voleva sodomizzarlo, così magari rispetterebbe un po’ di più il nostro Paese, l’Italia, e i suoi abitanti. Ci aspettiamo quindi che anche i tutti i sindaci gli ritirino la cittadinanza italiana, dopo aver fatto una indegna gara a chi gliela coincideva prima. Oltretutto, Zaki l’ingrato, neppure parla bene italiano e non si capisce come si sia potuto laureare. Intanto il “soccorso rosso” è sceso in suo aiuto e Frate Fazio lo ha invitato a presentare il suo libro, dopo che lo aveva inizialmente scaricato.

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