Istigazione alla corruzione per Angelucci. Il Gup rinvia udienza al 3 ottobre

“250 mia euro per sbloccare i crediti del Gruppo San Raffaele” al Pd Alessio D'Amato. E' l'accusa per il deputato leghista Antonio Angelucci

Roma

Si terrà il 3 ottobre prossimo la nuova udienza preliminare per il deputato della Lega Antonio Angelucci, accusato di istigazione alla corruzione.

A causa di un’omessa notifica degli atti al difensore, infatti, il gup di Roma ha dichiarato la nullità dell’avviso di conclusione delle indagini e della richiesta di rinvio a giudizio. Gli atti sono stati dunque inviati al pubblico ministero, e la nuova udienza è stata fissata in autunno.

I fatti risalgono al 2017

I fatti per i quali Angelucci è stato indagato risalirebbero al dicembre 2017, e sarebbero avvenuti a margine del "tavolo di conciliazione" indetto dal Prefetto di Roma, a fronte della crisi occupazionale minacciata dal Gruppo San Raffaele che non vedeva riconosciute dalla Regione Lazio proprie pretese economiche.

"250 mila euro a D'Amato per sbloccare i crediti del Gruppo"

Per la procura, il parlamentare, quale proprietario delle cliniche del Gruppo San Raffaele, avrebbe promesso nel dicembre del 2017 la somma di 250mila euro ad Alessio D'Amato, all'epoca responsabile della 'Cabina di regia' del Servizio sanitario della Regione Lazio, nella speranza che venisse sbloccato il pagamento di "pretesi crediti" del San Raffaele di Velletri al quale la Regione stessa 'aveva revocato l’accredito presso il SSR a causa di gravi irregolarità' sfociate in un procedimento penale".

“D’Amato, che era incaricato di monitorare le azioni per il rientro del disavanzo sanitario regionale, non solo non avallò la richiesta ma respinse anche al mittente l’offerta di Angelucci.

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