Processo Stadio Roma: la Raggi confessa: “M5s sgretolato per paura dei danni”

Maxi processo per Tor di Valle: la Raggi spiega perché la delibera Marino non fu ritirata: "M5s diviso per paura dei risarcimenti"

Roma

Maxi processo per lo stadio della Roma a di Tor di Valle, Virginia Raggi spiega perché il Movimento fu costretto ad andare avanti: “Il timore di richieste di risarcimento fu determinante nel cambiamento di posizione fra i consiglieri del M5S sullo stadio della Roma. Di fatto nel movimento si erano creati due fronti".

Spiega l'ex sindaco: "Lo stesso Beppe Grillo mi chiamava per capire come mai non riuscivamo a fermare il progetto e gli spiegai che c’erano stati problemi interni alla maggioranza e al M5S”.

Al processo l’ex sindaco di Roma Virginia Raggi è stata sentita come testimone nel dibattimento che vede imputate una ventina di persone tra cui l’imprenditore Luca Parnasi, Giulio Centemero, deputato della Lega, Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd, ora iscritto a Italia Viva, e l’ex presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito. Raggi ha deposto nell’aula bunker di Rebibbia come testimone assistito in quanto indagata da circa un anno per falsa testimonianza.

"Eravamo tutti contro lo Stadio, ma poi cambiammo idea per timore dei risarcimenti"

L’ex sindaca ha ricordato quanto accadeva in Campidoglio circa sette anni fa. “Inizialmente tutti nel M5S eravamo contro lo Stadio, ma i timori di richieste risarcitorie portarono a un cambiamento graduale di posizione. De Vito, come me era contrario ma prendevamo atto che la maggioranza si stava sgretolando e che non c’erano i numeri in aula per arrivare ad annullare la delibera dell’ex sindaco Marino - ha proseguito l’ex sindaca - Io cercavo di tutelare la posizione iniziale del M5S e quindi pensammo di tagliare le cubature del progetto iniziale, mi sembrava una strada obbligata, riducendo l’impatto. Così arrivammo all’idea di ‘uno Stadio fatto bene’. La consideravo una scelta del meno peggio. Certamente però io come sindaco non potevo prescindere dalla posizione dell'avvocatura capitolina che prospettava il rischio di richieste risarcitorie da parte della As Roma”.

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