Il triste addio a Vialli: ha lottato a muso duro, con grinta e coraggio

Il triste addio a Vialli, che annunciò al Corriere la malattia. Come il cantautore Bertoli, sconfitto dal tumore, ha lottato a muso duro, con grinta e coraggio

L'opinione di Pietro Mancini
Sport

Morto Gianluca Vialli, dallo scudetto con la Sampdoria alla rovesciata con la Juventus contro la Cremonese

Oggi tutti ricorderanno lo scudetto di Vialli, vinto con la Sampdoria del “gemello del goal”, Mancini, e la Coppa dei Campioni con la Juventus di Boniperti, che in Paradiso abbraccerà Luca, insieme a Mantovani, un padre prima che il rimpianto Presidente blucerchiato.

A me piace sottolineare la spettacolare rete, in rovesciata, con la maglia bianconera, proprio contro la Cremonese, che aveva consentito al figlio della buona borghesia cittadina di iniziare una carriera straordinaria, in campo, discreta in panchina fino al trionfo, come assistente di Mancini, a Euro 2020.

Tanti successi, enorme popolarità, stile, cortesia, eloquio con i congiuntivi al posto giusto e poi la lotta contro il tumore, raccontata per la prima volta nell’intervista-sgub ad Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera, nel novembre del 2018. Quando rivelò l’inizio di una drammatica fase della sua vita, da affrontare “con coraggio e dalla quale imparare qualcosa".

Così è stato. Vialli ha lottato a muso duro - come cantò un artista della musica, il modenese Pierangelo Bertoli, sconfitto dalla stessa malattia di Luca, a 60 anni - “da guerriero, senza patria e senza spada, con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto sul futuro”. E, come l’immenso Pelè, Paolino Rossi e Sinisa Mihajlovic, di Vialli, da ieri, si può dire che i suoi giorni, negli stadi e fuori, li ha vissuti fino al fischio finale (purtroppo, senza tempi supplementari e rigori). Con grinta, tenacia e determinazione.

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