Attualità
Tutti gli uomini del generale, dalla Chiesa raccontato dai suoi carabinieri
Accade che un libro, arrivato sugli scaffali dei bookshop in prossimità di Natale, non sia una strenna per i lettori. Ma, innanzitutto, sia un prezioso (e atteso) regalo per i protagonisti della storia stessa. E’ così per Tutti gli uomini del generale, la paziente e partecipata raccolta di testimonianze sull’operato di Carlo Alberto dalla Chiesa, fatta da Fabiola Paterniti, giornalista e autrice di testi televisivi, dopo un anno di peregrinazioni e trasferte su è giù per l’Italia ad ascoltare tutti gli uomini del Generale, coloro che negli anni difficili, e bui (per svariate ragioni), della lotta al terrorismo gli sono stati vicini. Davvero e sempre, con fedeltà e dedizione. Dove uomini, nel titolo del volume a loro dedicato, potrebbe essere facilmente sostituito con angeli…
La molla che porta alla stesura del libro è l’incontro dell’autrice con il generale Sechi, il vero braccio destro di dalla Chiesa: ex post saranno in molti a rivendicare amicizia, collaborazione, prossimità con il Generale ma in questi racconti c’è molto di millantato credito…
Gli uomini del Generale, quelli che hanno condiviso gli anni del primo nucleo antiterrorismo e della sua ricostituzione nel settembre del 1978, pochi mesi dopo l’omicidio Moro, sono uomini sottoposti ad una selezione durissima prima di entrare a far parte di quel gruppo ristretto ed affiatatissimo, più di una famiglia. Ufficiali, sottoufficiali ma anche ranghi inferiori, spesso venuti dal Sud e arruolatisi in cerca di un lavoro, catapultati in una dimensione più grande di loro, costretti ad orari e missioni impossibili, con incarichi riservatissimi che non dovevano essere rivelati a nessuno, neanche alla cerchia più stretta, pena l’allontanamento immediato (come in effetti avvenne, non tanto per punizione ma per la salvaguardia del gruppo).
Il Generale, militare d’osservanza ricco di conoscenze di strategia ma formatosi anche nella tattica della guerriglia dovuta all’esperienza di partigiano, voleva che i suoi uomini non andassero allo sbaraglio, riducessero al minimo l’uso delle armi, addirittura trattassero con rispetto i terroristi (un apparente ossimoro per chi, i terroristi, aveva il compito istituzionale di sconfiggerli e, con loro, tutta un’aura fiancheggiatrice…) ma pretendeva che li conoscessero a fondo, per capire il loro modo di pensare e di agire.
Lo conferma Baffo – era diffuso il ricorso ai nomignoli nel gruppo - carabiniere del Nucleo speciale antiterrorismo: “Dovevamo leggere, leggere, leggere. Pura intelligence: leggere i documenti, gli atti delle Brigate Rosse, analizzare scritti, volantini, messaggi… avevamo imparato a pensare come loro”. Questo modo di procedere ha voluto dire, negli anni, anche qualche evento non “sventato”, argomenti potenzialmente contro l’operato di dalla Chiesa nel contingente, che però non perdeva l’occasione di ribadire che il suo disegno era eradicare il terrorismo, liberare il Paese dal quel male che, nei primi anni del suo manifestarsi, aveva potuto avvalersi del supporto (anche silenzioso) di alcuni gruppo sociali – grande borghesia, intellettuali degli Atenei – pronti a prendere le distanze dal fenomeno terroristico (solo) dopo l’omicidio del delegato Italsider di Genova, Guido Rossa, ucciso nel gennaio 1979 “dai compagni che sbagliano”.
Gli uomini del generale, la cui sicurezza ed incolumità era, per dalla Chiesa, la priorità assoluta, costituivano un nucleo ricco di competenze ben distribuite ed assortite fra i vari appartenenti: c’era chi brillava negli inseguimenti/pedinamenti (fatti con un Ciao); chi nell’informatica, come il generale Sechi, che compiva veri e propri miracoli con quell’unico computer (di quell’epoca…) di cui era dotato il gruppo.
Una vicinanza e una solidarietà utilissime per superare i vincere i momenti di sconforto e solitudine intrinseci con la missione del Generale. Una solitudine che si mise a fianco del Generale divenuto Prefetto di Palermo. Senza i poteri speciali richiesti e mai ottenuti, senza i suoi fidi collaboratori…ma questa è un’altra storia, breve, dalla fine non certo imprevista.
Tutti gli uomini del Generale verrà presentato a Milano, lunedì 21 dicembre 2015, presso il Teatro Franco Parenti, in via Pier Lombardo, alle ore 18,30. Presente l’autrice, Fabiola Paterniti, interverranno Gian Paolo Sechi, braccio destro del Generale; l’ex ministro dell’Interno Virginio Rognoni, autore con Pio La Torre, altra vittima della mafia, della legge che introdusse il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso nel codice penale italiano; Gian Carlo Caselli e Armando Spataro magistrati sempre in prima linea nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. A moderare Nando dalla Chiesa che da decenni sognava di vedere uscire questo libro. “Desideravo un racconto vero di quegli anni così come li avevo vissuti io, sgombro delle “rivelazioni” ossessionate di dietrologi incapaci di cercare i testimoni veri di quell’epoca”. C’è riuscita, invece, una giornalista curiosa e metodica che ha ricostruito, in questo modo, un pezzo importante e finora misconosciuto della storia d’Italia.
Giovanna Guzzetti