L'avvocato del cuore

Coronavirus, asili chiusi: devo pagare la retta? Il consiglio del'avvocato

di Andrea Prati

“Buon giorno Avvocato, mio figlio è iscritto a una scuola materna privata. Da un mese è chiusa per l’emergenza Covid. Sono costretta a pagare la retta?”

Quando iscriviamo per l’anno scolastico i nostri figli, concludiamo, con l’Istituto che scegliamo, un contratto a prestazioni corrispettive (artt. 1467 e ss. c.c.).

Così, da un lato, le famiglie si obbligano a pagare le rette mensili e a rispettare i Regolamenti scolastici, dall’altro, le Scuole materne assumono il dovere di cura, accudimento e ”istruzione” dei bambini nei giorni, e negli orari, nei quali la scuola è aperta e funzionante e può, quindi, accogliere “gli alunni”.

In questo periodo, giusta le stringenti decisioni del Governo, tutti gli istituti scolastici, di ogni grado e in ogni città, sono chiusi. E, quindi, anche gli asili.

Pertanto, la prestazione alla quale la scuola è obbligata verso i bambini e le loro famiglie non può essere, e infatti non viene, materialmente resa.

Dunque, anche la prestazione dell’altro contraente (i genitori dei bimbi) non è dovuta; e così non può essere validamente richiesto alle famiglie il pagamento della retta per i mesi nei quali i bambini non possono frequentare l’asilo, giacché chiuso per ordine dello Stato.

Invero, siamo di fronte a un evento assolutamente eccezionale e non prevedibile. Quindi, non può essere fatta una colpa ai vari istituti, se non possono restare aperti, giacché non hanno alcuna responsabilità nell’aver determinato la causa dell’improvvisa impossibilità di adempiere all’obbligazione contrattualmente assunta.

Rientriamo, quindi, in un caso di impossibilità sopravvenuta, per motivi di forza maggiore, di fornire la prestazione dovuta. Il che, a norma del codice civile, giustifica la risoluzione del contratto, che può essere validamente invocata da entrambe le parti. Viceversa, proprio la “forza maggiore” (l’emergenza Covid-19, che nessuno poteva immaginare possibile e non solo prevedibile) esclude la possibilità di chiedere, altresì, il risarcimento del danno. 

Però, se è vero che i vari Istituti possono accedere agli aiuti economici offerti dal decreto legge cd “Cura Italia”, il quale consente di attivare la cassa integrazione per pagare, almeno in parte, gli stipendi alle maestre e agli altri dipendenti (ove questi non decidano di godere di eventuali ferie arretrate), è altrettanto vero che per le scuole materne, o almeno per la maggior parte di queste, le rette mensili sono essenziali per la loro sopravvivenza.

E, in questa situazione di emergenza, nella quale da più parti si invoca lo spirito di solidarietà, unione e “vicinanza” collettive, pensare di non pagare la retta e chiedere la risoluzione del contratto potrebbe non essere la strada preferibile da seguire. Al di là della possibilità giuridica di farlo.

Considerando che, quando l’emergenza sarà finita, i bambini potranno finalmente tornare all’asilo, sarebbe un peccato se l’Istituto che frequentavano sino allo scorso febbraio non esisterà più, perché tutte le famiglie hanno scelto di non pagare le rette. Sempre che non siano costrette a farlo perché non hanno la possibilità materiale di onorarle. Si pensi a chi, a esempio, ha perso il lavoro, o semplicemente non viene pagato, a causa dell’emergenza sanitaria in atto e della chiusura, si spera solo temporanea, di numerose attività.

Perché, quindi, non trovare una soluzione di compromesso, concordando magari il pagamento di importi mensili ridotti, così da fronteggiare insieme, famiglie e Istituto, l’attuale situazione di grande difficoltà (non solo sanitaria ma anche economica)? Con l’obiettivo e l’auspicio che presto torneranno possibili entrambe le prestazioni contrattuali….

Avv. Andrea Prati - Studio Legale Bernardini de Pace