L'avvocato del cuore
Coronavirus, lockdown e autismo. Come comportarsi? Il parere dell'avvocato
“Caro Avvocato, sono una mamma di una bambina di 12 anni affetta da una rara forma di autismo; oggi mi ha chiesto di farle una foto con un dolce, che abbiamo preparato insieme, per mandarla ai suoi professori. Non so quanto la didattica a distanza possa essere funzionale per chi, come lei, ha un piano educativo individuale. Inoltre, come faccio a spiegarle questa “reclusione forzata”? Come faccio a spiegarle che non può andare a scuola, rivedere i compagni di classe e le maestre? Come faccio a spiegarle che non può uscire? Come faccio a non vanificare tutto il lavoro fatto in questi anni?”
Nessuno di noi era pronto ad affrontare una pandemia, ma i genitori che hanno un figlio autistico si sono trovati di fronte all’emergenza “nell’emergenza”.
L’“uragano” chiamato Covid-19 ha spazzato via le preziose abitudini di queste famiglie. Niente più scuola, niente centri educativi, niente assistenza domiciliare. Routine resettata e nuove regole casalinghe da sperimentare. Per le famiglie “ordinarie” un’opportunità, per quelle con un figlio “speciale” una fonte di preoccupazioni. Comprensibili e inevitabili.
Converrà come me, cara signora, che in questa situazione mantenere i rapporti con insegnanti ed educatori può essere la chiave per chiudere fuori l’ombra della regressione e aprire la porta ad aiuti concreti e rassicuranti. In questo, per fortuna, la tecnologia viene in soccorso. Condividere con le figure educative di riferimento ricette, giochi e lavoretti fatti in casa permetterà ai vostri ragazzi di sentirsi ancora parte di quell’“ordine” che protegge il loro mondo e che l’emergenza sanitaria ha bruscamente interrotto.
Venendo in vostro soccorso, alcune associazioni e centri per l’autismo hanno pubblicato online tutorial e schede che offrono suggerimenti su attività pratiche, indicazioni per spiegare cosa sta succedendo e consigli su esercizi di rilassamento da fare in casa. Come ben sa, infatti, ciò che per noi è motivo di semplice stress, per i “ragazzi speciali” (voglio proprio chiamarli così) può essere fonte di ansia e persino di aggressività.
Proprio per questo la Fondazione Italiana per l’autismo (Fia), in collaborazione con la Società Italiana per i Disturbi del Neurosviluppo (SIDiN), ha indicato in un documento, reperibile sul suo sito web, le modalità con le quali contenere i fattori di disturbo psicologico derivanti dall’epidemia. Si tratta di un lungo elenco di casi pratici che prendono in considerazione tutti i fattori di vulnerabilità: la difficoltà di comunicazione, l’estremo disagio ai cambiamenti di routine e contesti ambientali e l’alto rischio di sviluppare un disturbo psichiatrico.
Per scaricare lo stress, ai ragazzi autistici è anche consentito fare una breve passeggiata vicino casa, accompagnati da un genitore e nel rispetto di tutte le altre norme igenico-sanitarie. Rientra tra le deroghe previste dal Governo al divieto di uscire. Molte Regioni hanno inoltre emanato apposite ordinanze e circolari con le quali hanno consentito brevi uscite accompagnate, mediante certificazioni e diagnosi da parte di medici e professionisti.
Voglio ricordare a tal proposito la bellissima iniziativa del Comune di Brindisi, che ha deciso di aprire un parco pubblico e di metterlo a disposizione delle persone autistiche, ribadendo, anche in questo caso, la necessità di non violare tutte le altre norme per la limitazione del contagio.
A scanso di equivoci, ricordo a tutti i lettori che se nel prosieguo della quarantena vedranno per strada una mamma e un bambino con un indumento blu o un nastro blu, colore simbolo dell’autismo, non dovranno né gridare alla violazione del lockdown né allarmarsi. Si tratta semplicemente di mamme di bambini con autismo che sono uscite per calmare l’ansia dei propri figli. Evitiamo che si ripetano gli episodi incresciosi di insulti a chi ha la possibilità di derogare alle severe norme in vigore e che lo fa, non per egoismo, ma per certificate esigenze di salute.
Anche durante questa emergenza sanitaria le parole di Tina J. Richardson tornano utili: “È giunto il momento di curare la società, non le persone affette da autismo.”
* Studio legale Bernardini de Pace