Medico ortopedico si licenzia a quasi 50 anni: "Troppa burocrazia" - Affaritaliani.it

Buonasanità

Medico ortopedico si licenzia a quasi 50 anni: "Troppa burocrazia"

Giusi Urgesi

Buonasanità 

di Giusi Urgesi

Dallo sfogo divenuto virale sul web di Luigi Milandro, un collega ortopedico licenziatosi il 31 dicembre 2019 dall'ospedale di Lugo di Romagna, dove ha prestato servizio per undici anni da lui definiti di "abnegazione, sacrificio e passione", traggo l'amaro spunto per descrivere ancora una volta quel marasma in cui i poteri alti hanno trasformato il pianeta Sanità, che dovrebbe principalmente appartenere a quegli italiani regolari contribuenti di uno Stato sanguisuga, capace ormai solo di riscuotere, senza concedere il legittimo diritto alla salute!

Nel suo post il collega lamenta la crescente burocrazia che allontana la categoria dal contatto con il paziente.

Se ne deduce una disumanizzazione della professione medica, originariamente votata esclusivamente alla cura psicofisica della persona, oggi definita freddamente "utente"! 

Ore infinite di reparto trascorse a compilare certificati Inail, Inps, schede DRG e cartelle elettroniche, anziché visitare pazienti e stare in sala operatoria! 

Festività varie lavorative lontani dalle famiglie, reperibilità notturne dopo dodici ore di lavoro che non contemplano il riposo del giorno successivo, pasti regolarmente saltati, turni rispettati anche con la febbre...il tutto esasperato dalla mancanza di rispetto da parte di un'utenza sempre più arrogante e saccente e da stipendi tra i più bassi di Europa!

Stipendi sicuramente inadeguati alle competenze e allo stress psicofisico di professionisti logorati dal dover spesso sopperire al lavoro di tanti fatto in pochi! 

Già...perché i poteri alti in maniera diabolica hanno voluto appositamente ridurre i medici specialisti per contrarre drasticamente i concorsi pubblici e dunque le assunzioni! 

Giustamente amareggiato ed incredulo, il collega quasi cinquantenne si chiede perché nell'indifferenza generale nessuno gli abbia chiesto spiegazioni della sua sofferta rinuncia all'amata professione, quasi fosse un "numero" da sostituire prontamente con un trentenne privo di esperienza lavorativa! 

Vero, nessuno è indispensabile, ma dopo anni di sacrifici trascorsi sui libri per raggiungere l'agognata laurea e relativa specializzazione non è semplice accettare che tutto alla fine si riduca in una sterile dimissione dal proprio posto di lavoro in cui si è creduto fino allo stremo delle proprie forze psicofisiche!

Non è giusto privare ulteriormente l'utenza dell'esperienza decennale di chi avrebbe ancora tanto da offrire e da insegnare ai giovani medici che sempre più saranno strategicamente tenuti lontani da quell'antico senso della professione che la nostra generazione ha avuto almeno la fortuna di intravedere!