Cronache dal mercato dell'arte

Dadamaino, riparte la caccia ai Volumi

Di Milo Goj

Dadamaino, nome d’arte di Edoarda Emilia Maino, l’artista milanese scomparsa nel 2004 a 74 anni, allieva prediletta ed erede di Lucio Fontana, si sta rivelando del tutto inaspettatamente una delle firme più ambite tra i collezionisti italiani accorti e raffinati. Si può addirittura affermare che si stia verificando, seppur per il momento a livello della nicchia più attenta alle dinamiche del mercato, una caccia ai “volumi”, le opere più “fontaniane” realizzate dall’artista lombarda tra il 1957 e il 1960. Per capire cosa stia succedendo, occorre fare un passo indietro di circa tre anni, quando l’Archivio Dadamaino era stato accusato di essere coinvolto nelle contraffazioni dei Volumi.

Il 29 marzo 2018, il Sole 24 Ore aveva titolato un articolo “Falsi Dadamaino, coinvolto nelle contraffazioni anche l’archivio dell’artista”, mentre il Corriere della Sera, da parte sua, aveva scritto “La banda degli insospettabili falsari dei quadri di Dadamaino, venduti a Londra, Parigi e New York”, citando le presunte responsabilità dell’archivio all’interno del pezzo. Inevitabilmente i prezzi dei Volumi, che negli anni precedenti stavano salendo vertiginosamente, erano crollati. La scorsa estate, precisamente l’8 luglio, il Tribunale di Milano ha assolto l’Archivio, riqualificandone, quindi, le opere autenticate. Dopo qualche mese di attesa, come accennato, i collezionisti più attenti agli affari si sono buttati “a pesce” sui Volumi, oggi acquistabili a cifre decisamente più basse rispetto a quelle precedenti lo scandalo. La scommessa è che, con la sentenza del tribunale, i Volumi ormai riabilitati raggiungano velocemente i prezzi di tre/quattro anni fa, arrivando a superare prezzi a cinque zeri.

L’Archivio, che momentaneamente ha sospeso l’attività per il Covid, ha già fissato il prezzo delle nuove autenticazioni a 2.000 euro, cifra decisamente alta rispetto ad autori coetanei di Dadamaino e anche dal mercato più florido, come ad esempio Mario Schifano, il cui archivio, presieduto dalla vedova Monica De Bei, richiede solo 350 euro. Ma a rendere appetibili i Volumi autenticati prima dello scandalo, contribuisce un rumor. Alcuni addetti ai lavori, infatti, sostengono che nelle nuove autenticazioni alcune opere potrebbero essere etichettate con una doppia data. La prima riferita al quadriennio d’oro dell’artista (1957-1960), la seconda a una data successiva. Dadamaino, insomma, avrebbe realizzato anche in anni più tardi dei Volumi. Naturalmente, quelli attribuiti al 1957-1960 varrebbero di più di quelli dalla datazione meno definita.