Lo sguardo libero
1° luglio 2020, la fine di Hong Kong libera
Prima o poi, non solo gli hongkonghesi ma tutti i cinesi, godranno della democrazia dal momento che tutti i popoli sono degni di essa
Non può non suscitare emozione il coraggio dei giovani e degli attivisti anti-governativi che in queste ore scendono in piazza a Hong Kong rischiando di essere condotti in Cina e lì giudicati da magistrati illiberali, con pene che vanno dai tre anni di carcere all’ergastolo.
Sono trascorsi 23 anni dal 1° luglio 1997, giorno in cui l’ex colonia britannica passò alla madrepatria. Per celebrare, senza nulla fuori posto, la ricorrenza, ieri a Pechino il Comitato permanente del Congresso ha votato all’unanimità la legge sulla sicurezza, che prevede pene fino al carcere a vita per chi è accusato di sedizione, separatismo, terrorismo, collusione con lo straniero. Il presidente cinese Xi Jinping, l’uomo più potente del mondo, che aggrega le cariche di capo dello Stato, segretario del partito comunista (PCC) e presidente della Commissione militare centrale - funzioni che potrà volendo mantenere a vita, a seguito della abolizione del limite dei due mandati del 2018 - ha subito promulgato la legge, che è già stata pubblicata in gazzetta ed è quindi in vigore da mezzanotte.
“Hong Kong libera è finita, comincia lo stato di polizia”, ha detto Joshua Wong, il giovane leader del movimento democratico, che per i suoi recenti viaggi all’estero quale ambasciatore della causa rischia il carcere a vita.
La Cina svela il suo vero volto di regime comunista illiberale e antidemocratico, rinuncia al principio “un paese due sistemi” e conferma che il suo primo obiettivo è la sua sopravvivenza, in nome della quale non si ferma di fronte a nulla. Se è vero che il segretario di Stato Usa Mike Pompeo prevede la sospensione delle forniture hi-tech, Londra offre il passaporto a tre milioni di cittadini di Hong Kong e l’Unione europea parla di “gravi conseguenze”, intanto tutti fanno affari con la Cina. Restano l’ammirazione per il coraggio e la vicinanza e la solidarietà a chi rischia l’ergastolo per la libertà e il fatto che prima o poi, non solo gli hongkonghesi ma tutti i cinesi, godranno della democrazia dal momento che tutti i popoli sono degni di essa.