Lo sguardo libero
Con la conferma di Mattarella e Draghi, Europa e Italia più forti
I mercati finanziari e la politica interazionale apprezzano la continuità della leadership italiana
Bruxelles sa che gli oltre 191 miliardi di euro di Next Generation EU saranno gestiti al meglio e il processo di integrazione farà passi avanti grazie al proseguimento dell’azione del premier e del Presidente della Repubblica
Con l’angosciato parto della rielezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica, l’Italia e l’Unione europea (l’Europa) saranno più forti. La prima lo sarà a livello economico, di politica internazionale e di riforme. La seconda sarà ancora più determinata nel processo di crescita sostenibile e di maggiore integrazione tra gli Stati. Il Governo presieduto da Mario Draghi ha gestito al meglio gli oltre 191 miliardi di euro di Next Generation EU che spettano al Belpaese (il maggiore beneficiario tra gli Stati membri dei 750 miliardi complessivi). Ne ha già incassati 25 a dicembre, a giugno ne arriveranno altri 20. Se il 2021 è stato l’anno della programmazione del Recovery Fund, il 2022 sarà quello dell’avvio dei progetti. Il nostro Paese è quello che crescerà di più in Europa, col Pil al +6.3% e forse oltre nel 2021. C’è da governare l’inflazione, che ha toccato il +3,9% a dicembre - quasi il 5% in area Ue, livelli lontani dal +2% indicato come limite di guardia dalla Bce. Sergio Mattarella è strenuo sostenitore dell’Unione europea e con lui di nuovo al Quirinale molto probabilmente faranno passi in avanti l’idea dell’unificazione fiscale e della difesa comune europea. Entrambi, sia Draghi che Mattarella, hanno un’indiscussa autorevolezza e prestigio internazionali - il premier in particolare circa l’economia e i “pragmatici” mercati finanziari oggi tifano ancora più Italia, il che significa che i nostri titoli di Stato saranno apprezzati e le aziende estere apriranno attività produttive e commerciali in Italia.
Tuttavia, la perfezione è propria solo del Creatore. Dispiace che non sia stata eletta una donna per la prima volta nella storia della Repubblica a capo dello Stato, come auspicato da molti. Si erano fatti i nomi di Elisabetta Belloni e Marta Cartabia, ma del resto è difficile che la politica accetti due “tecnici” ai vertici dello Stato. Dispiace anche che il Parlamento, come sostiene Giorgia Meloni, non abbia saputo eleggere un Presidente della Repubblica con un accordo tra tutte le forze politiche, ma per così dire di ripiego (la scelta è stata – sembra essere il ragionamento di Matteo Salvini - piuttosto che cambiare senza un’intesa, meglio lasciare le cose come stanno). Ignazio La Russa dichiara che la Costituzione prevede un mandato del Capo dello Stato di sette anni ed è vero che non esclude il rinnovo, ma ciò significa implicitamente che è un’opzione da usare in casi estremi e, se deve essere così, è meglio che avvenga alla prima votazione.
L’auspicio circa la politica estera è che il nostro Paese, oltre a perseguire il progetto di maggiore integrazione europea, sia protagonista del tema della difesa dei diritti umani e della democrazia (è notizia di questi giorni che l’autocrate Vladimir Putin sia l’uomo più ricco del mondo, con 200 miliardi di dollari occultati all’estero, arricchimento smisurato che ricorda la prassi dei peggiori dittatori… mentre i movimenti dell’esercito russo ai confini della Ucraina ricordano quelli che effettuò la Germania di Adolf Hitler prima di invadere la Cecoslovacchia nel 1938, nell’indifferenza delle potenze europee di allora, Regno Unito e Francia). Per quanto riguarda la politica interna, la speranza è che l’Italia, oltre a modernizzare il Paese in tutti i suoi aspetti grazie anche ai fondi europei (sostenibilità, digitalizzazione, inclusione, fisco, giustizia etc.) realizzi da un lato la riforma costituzionale, prendendo atto dei cambiamenti degli equilibri tra le maggiori istituzioni dello Stato e rivedendo le regole del gioco della nostra democrazia, dall’altro lato trovi una soluzione alla questione della rappresentanza politica, dei partiti e della selezione e dell’accesso ad essa (d’accordo, già Aristofane parlava della democrazia dei salsicciai, ma c’è un limite…)