Lo sguardo libero

Pompeo ha ragione: Vaticano non rinnovi intesa con Pechino su nomina vescovi

Ernesto Vergani

In Cina vige l'ateismo di Stato e sono negati democrazia, libertà e rispetto dei diritti civili

Francesco non riceve il segretario di Stato americano Mike Pompeo in visita in Italia, che viene accolto dall’omologo cardinal Piero Parolin. La ragione ufficiale è che il Papa non incontra leader politici quando sono in campagna elettorale.

Il vero motivo della disputa tra Usa e Vaticano è l’intesa siglata il 22 settembre 2019 a Pechino tra la Cina e il Vaticano. L’accordo affronta l’annoso problema della Chiesa “clandestina” fedele al Papa e della Chiesa “patriottica” che risponde al Governo comunista. Il patto, che deve rimanere segreto, indica la procedura che conduca e per arrivare al reciproco riconoscimento dei vescovi. Il metodo scade il prossimo 22 ottobre e dovrebbe essere rinnovato. L’Amministrazione di Donald Trump è contraria e vorrebbe che il Vaticano rinunciasse. “Da nessuna altra parte al mondo – dice Pompeo - la libertà religiosa è così in pericolo”. Monsignor Paul Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati, accusa Donald Trump di strumentalizzare il Pontefice in vista dello scontro per le elezioni presidenziali del prossimo 3 novembre contro Joe Biden.

I rapporti diplomatici tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese sono interrotti dal 1951, dall’avvento al potere di Mao. In Cina oggi ci sono 10/12 milioni di cattolici.  Va detto che l’intesa ha funzionato. Tra molte proteste. Per esempio, quella del cardinale emerito di Hong Kong Joseph Zen che ha accusato il Vaticano di avere svenduto i cattolici. Anche così si spiegherebbe la condanna poco decisa di Francesco contro la repressione delle proteste di Hong Kong, iniziate il 15 marzo 2019, contro la Cina, che vuole limitare l’autonomia dell’ex colonia britannica, facendo venir meno il principio “un paese due sistemi”.

La Cina è un regime totalitario che nega democrazia, libertà e rispetto dei diritti civili. Quanto alla religione, vige l’ateismo di Stato e ogni forma di culto viene repressa. Si pensi alla sinizzazione del Tibet buddista o nei confronti dei mussulmani uiguri dello Xinjiang dove è in atto un genocidio culturale e dove è stata testimoniata l’esistenza di campi di rieducazione (di concentramento).

Se è vero che l’unico fatto certo dell’accordo segreto Vaticano-Cina è il reciproco riconoscimento dei vescovi, ciò rappresenta un venire a patti col regime liberticida di Pechino. La segretezza pone anche un problema in termini di trasparenza. Perché tale soggezione nei confronti del regime totalitario? Si faccia il confronto con Giovanni Paolo II, che non temette il comunismo, anzi ebbe un ruolo decisivo nella fine dell’Unione sovietica e dei Paesi satelliti dell’Europa dell’Est.

Il sospetto è che la Chiesa, che ha perso fedeli nei Paesi più ricchi, in particolare occidentali, ormai secolarizzati, non può permettersi di rinunciare nemmeno a un fedele. Secondo alcuni osservatori, Francesco, il primo Papa sudamericano, è stato scelto per evitare la deriva del cattolicesimo latino-americano verso le chiese evangeliche, con una continua perdita di devoti a vantaggio degli eredi di Lutero.