Lo sguardo libero
Putin, tra Hitler e don Rodrigo
L’occidente democratico paga la colpa di essersi assuefatto negli anni al regime dello zar
Il capo del Cremlino vuole passare alla storia per aver causato la terza guerra mondiale?
Dopo avere indotto una guerra terrificante (leggi qui), creato un regime basato sull’arricchimento personale e sulla connivenza e corruzione degli oligarchi (qui), mistificata la nobile idea di grande madre Russia (qui), impoverito il popolo con modeste capacità da economista (qui), provocato danni non solo economici che dureranno negli anni e che sarà costretto a ripagare (qui), adesso Vladimir Putin bombarda Leopoli, una città a 70 chilometri dalla Polonia, ossia dalla NATO, rischiando di determinare una guerra nucleare.
Viene il dubbio che lo zar voglia passare alla storia come Hitler. Certo la fama può anche essere per meriti negativi, ma, come insegna la cabala ebraica, il Signore giudica gli uomini per le loro azioni spirituali. Poco importa che la colpa è anche della connivenza delle democrazie occidentali che hanno lasciato che lo zar, dal 1999 a oggi, ininterrottamente alla guida della Russia o quale capo di Governo o di Stato, diventasse quello che si rivela oggi (leggi qui).
Così Alessandro Manzoni scrive della fama di don Rodrigo: “Gli uomini, generalmente parlando, quando l’indegnazione non si possa sfogare senza grave pericolo, non solo dimostran meno, o tengano affatto in sé quella che sentono, ma ne senton meno in effetto”. Potremmo parafrasare in questo modo: “Gli uomini quando temono qualcuno si astengono dal dimostrare la loro indignazione e il loro disaccordo, ma poi finiscono per provare questi sentimenti in modo sempre meno intenso”. La democrazia occidentale tenga conto di queste parole del genio lombardo quando si confronta coi vari totalitarismi, politici e religiosi che siano, sparsi per il mondo: dalla Cina alla Corea del Nord, dalla Turchia all’Iran all’Arabia saudita, alle dittature dell’Africa e del Sud America.