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Lo sguardo libero
La responsabilità è del “barbaro” Putin, non si umili la Russia
Vladimir Putin, 69 anni, presidente della Federazione russa

È importante non demonizzare i russi e non umiliare la Russia in fase di negoziazione, ma fare qualche concessione

È incantevole vedere come la parte democratica del mondo reagisca compatta di fronte all’atto “barbarico” – prendendo a prestito l’aggettivo del premier Mario Draghi – di Vladimir Putin di attaccare l’Ucraina, fino all’incipiente assedio di Kiev. Mirabile la solidarietà dei paesi vicini, per esempio della Polonia, con i polacchi che accolgono con generosità i rifugiati politici. Eroici le donne e gli uomini ucraini, con il presidente Volodymyr Zelensky, che dà l’esempio. Passerà alla storia Vitaly Skakun Volodymyrovich, ingegnere ventiquattrenne, arruolatosi volontario, che si è offerto per far saltare in aria il ponte sul lago di Henichesk per fermare l’avanzata dei carri armati russi, trovando la morte. In pochi credono a Putin e anche l’avvio dei negoziati paralleli al conflitto sembra una mossa come per poter dire: “Io la pace l’ho proposta”.

Come già scritto (leggi qui), a sconfiggere Putin saranno innanzitutto lui stesso (come un personaggio da tragedia greca), gli oligarchi e il popolo russo. Lo zar sta dimostrando di aver perso il contatto con la realtà e che il suo isolamento è una valanga che si ingigantisce man mano che scende. Putin ha contro non solo l’occidente – si veda il simbolo dei 500mila berlinesi in piazza l’altro giorno -, ma anche il mondo dello sport e del cinema. Il capo del Cremlino sta ottenendo l’effetto opposto di ciò che vuole. Sta rendendo consapevole il mondo del fatto che gli atti barbarici sono ingiustificabili e che per contrastarli bisogna sacrificare anche l’economia e la finanza. La Russia è stata esclusa dal sistema di pagamenti internazionale Swift pur di fare il vuoto intorno a Putin. Grazie a questi, l’Unione europea è arrivata a comprare armi per la prima volta nella sua storia e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto che gli ucraini “sono uno di noi e li vogliamo dentro”.

Fondamentali saranno gli oligarchi, che da quando è iniziata l’invasione hanno già perso 128 miliardi di dollari secondo Forbes. Alcune crepe già si vedono, come la denuncia della guerra da parte di Michail Fridman, fondatore di Alpha Bank, un patrimonio di oltre undici miliardi di dollari. Certo per ora sembrano inscalfibili i super ottimati come Gennady Timchencko, Yuri Kovalchuk (banchiere personale di Putin) e Roman Abramovich, ma il blocco dei conti e il divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’Unione europea anche per i jet privati avranno certamente i loro effetti.

Manca ancora all’appello il popolo russo – con l’eccezione dei drappelli di persone che protestano contro la guerra, nelle piazze di Mosca, Leningrado e altre città fino alla Siberia, ma anche nella bielorussa Minsk –, tuttavia, ci vuole tanto coraggio contro il regime di Mosca e la violenza della polizia e delle forze dell’ordine. I russi sanno però che il mondo conosce che essi non hanno responsabilità in tutto questo e che prima o poi il regime di Putin finirà. Non si demonizzino i russi e non si umili la Russia in fase di negoziazione al termine della guerra, ma si faccia qualche concessione.

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