Lo sguardo libero

Sanremo, lo sguardo e la falsificazione

Di Ernesto Vergani

L'Italia si appresta a fermarsi per una settimana. Da oggi a sabato, milioni di persone saranno attaccate al video per seguire il Festival della Canzone Italiana, condotto da Carlo Conti, affiancato da Antonella Clerici e Jerry Scotti. Sarebbe interessante misurare il calo di produttività dei lavoratori che dormono meno per guardare fino alla fine lo spettacolo. Si lasci perdere questo aspetto e si accolga una considerazione che può apparire scontata – ma un legame con Sanremo c’è, e basta una parola: falsificazione –: intanto, cosa sta succedendo al mondo, con il presidente degli Usa Donald Trump che dice di voler acquistare Gaza per farne la Riviera del Medio Oriente e sostiene che l’Ucraina potrebbe essere annessa alla Russia? Si lasci perdere anche il fatto che molti (sedicenti?) intellettuali, un po’ come i primi che seguivano il calcio quando lo faceva un pubblico popolare, guardano Sanremo “come fenomeno di costume”.

La falsificazione sta facendo passi da gigante. ChatGPT sta esautorando la scrittura ed Elon Musk si appresta a mettere il chip nel cervello (ma si spera che da qualche parte qualche vero genio ci sia, un po’ come gli uomini primitivi nella foresta amazzonica). Gli italiani si preparano ad ascoltare canzoni sentimentali e disperate, quando l’arte è un'abilità tecnica, come scrive Marcel Proust. Fedez, presentandosi a Sanremo con quelle che sembrerebbero lenti a contatto nere, evoca inconsapevolmente un dettaglio che potrebbe richiamare la celebre frase sempre di Proust: Gli animali non hanno sguardo. Gli aspetti positivi? Il Festival come distrazione. Guardare Sanremo, in fondo, è come guardare Beautiful. E poi ci sono i profitti pubblicitari che porta alla Rai e che si spera saranno reinvestiti per tenere vive coscienza, intelligenza e capacità di giudizio.