Lo sguardo libero
Se l’America diventa prepotente, il Vecchio Continente acceleri verso gli Stati Uniti d’Europa
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Donald Trump ed Elon Musk
Se si decide che i valori di democrazia, libertà, uguaglianza, merito e pari opportunità non siano più il punto di riferimento e che, di conseguenza, Russia e Cina non debbano più essere considerate avversarie, allora lo scenario globale cambia. Se gli Usa, che oggi rappresentano oltre il 25% dell’economia mondiale – mentre Cina ed Ue si fermano al 17% ciascuna – rinnegano la loro missione di guida morale del mondo, trasformandosi da potenza nobile a potenza prepotente; se il Paese che un tempo promuoveva benessere, istruzione e sviluppo globale ora affida il destino del pianeta ai miliardari come Elon Musk; e se si prende atto che non esiste più un mondo bipolare – ipotesi sempre più probabile con Donald Trump alla Casa Bianca – allora l’Europa ha una scelta chiara: diventare finalmente unita o rassegnarsi all’inconsistenza.
Washington sta esautorando Kiev e l’Unione europea dalle trattative con la Russia per porre fine alla guerra scatenata unilateralmente da Mosca con l’invasione del febbraio 2022, legittimando di fatto il regime di Vladimir Putin e la sua cricca malavitosa. Addirittura, si prospetta che la Cina possa contribuire alla forza di pace in Ucraina, come se la presenza ai confini dell’Europa dei soldati nordcoreani, sacrificati come carne da cannone alle mire hitleriane di Putin dal dittatore Kim Jong-un, non fosse già abbastanza preoccupante. Il tutto mentre la portavoce del Cremlino, Maria Zakharova, attacca un alfiere mondiale della democrazia come il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Non esiste più una logica chiara che divida il mondo tra Paesi della libertà e Paesi della non-libertà: assistiamo a una falsificazione della realtà, spacciata per verità.
In questo contesto, la convocazione del vertice odierno a Parigi da parte del presidente francese Emmanuel Macron con Paesi selezionati (Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Spagna, Paesi Bassi, Danimarca, oltre alla Nato e ai vertici delle istituzioni europee) riflette la stessa logica (negativa) del divide et impera attuata da Trump. Grave è la presenza di divisioni interne all’Ue, si pensi a opinioni diverse su alcuni temi di leader come il premier italiano Giorgia Meloni e l’ungherese Viktor Orbán, senza dimenticare la Brexit del 2020, anche se il nuovo primo ministro britannico Keir Starmer sta avviando un riavvicinamento di Londra a Bruxelles.
L’Europa ha bisogno di un’unione politica e militare: una federazione con una politica estera e di difesa comune e un esercito autonomo. È necessario puntare sulla sovranità industriale e tecnologica, riducendo le dipendenze strategiche dalla Cina e dagli Usa; investire in semiconduttori, infrastrutture digitali, intelligenza artificiale. Positivo l’annuncio dell’11 febbraio della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha lanciato InvestAI, un’iniziativa per mobilitare 200 miliardi di euro in investimenti nell’IA. Serve una politica economica e fiscale unitaria, con eurobond permanenti, e una Bce capace di agire con flessibilità, stimolando la crescita e difendendo l’euro dalla speculazione globale. La gestione dell’immigrazione deve essere condivisa, per evitare che un Paese come l’Italia si trovi a sostenere il peso principale. Si continui sulla strada dell’autonomia energetica, in particolare dalla Russia.