Politicamente scorretto

Italiani in fuga all'estero, nel 2015 oltre 100.000 espatriati

Massimo Puricelli

E' ormai ufficiale, la sostituzione del popolo italiano è suffragata dai dati oggettivi che sono emersi in questi giorni.
Il rapporto Migrantes ha certificato che nell'anno 2015 oltre 100 mila italiani sono emigrati in Paesi stranieri in cerca di lavoro (sono gli italiani che si sono iscritti all'AIRE, anagrafe degli italiani residenti all'estero), di questi un terzo sono giovani dai 18 ai 34 anni.
Se si confrontano quelle cifre con i numeri che ci fornisce il Ministero degli Interni riguardo gli sbarchi di migranti, nella fattispecie di richiedenti asilo, provenienti dall'Africa nello stesso anno, e che ammontano a 153842.
Logicamente questo dato concerne solo una parte di quanti entrano in Italia in cerca di lavoro o per altre ragioni (studio,ricongiungimenti famigliari, ecc.).
I dati del Viminale rappresentano solamente coloro che si considerano profughi e pertanto meritevoli di assistenza umanitaria, sebbene solamente il 10% è realmente meritevole di tale status.
Quasi nessuno fornisce i dati dei centinaia di migliaia di "altri" immigrati provenienti da ogni parte del Pianeta che arrivano in Italia con altri mezzi (aereo, nave, ecc.) che cercano "fortuna" nel Belpaese.  
I nostri giovani "scappano all'estero" per trovare un posto di lavoro e un avvenire che il nostro Paese non garantisce.
La "fuga dei cervelli", così viene definito questo fenomeno.
Eppure in Italia si laureano solo uno su quattro, a differenza che nel resto d'Europa dove circa il 38% della popolazione arriva alla conquista dell'ambito titolo di studio.
Stiamo diventato una nazione dove il costo della manodopera sarà sempre più basso e le mansioni sempre meno qualificate, dove, non solo le produzioni meno tecnologiche vengono delocalizzate, ma anche i settori con più alto livello di specificità abbandoneranno l'Italia.
Ma l' aspetto più sconcertante che emerge da questi dati è che a differenza del secolo scorso allorchè i nostri connazionali emigravano in terre lontane, in nazioni (USA, Argentina, Australia, Brasile) con pochi decenni di storia e fondate prima sul colonialismo e le conquiste da parte degli eserciti del Vecchio Continente e poi dall'immigrazione di massa per la necessità di manodopera, l'Italia non era, a sua volta, meta di immigrazione.
Questi dati sono l'emblema di quale futuro imminente ci stanno "confezionando" le Istituzioni sovranazionali a cui i nostri amministratori nazionali stanno svendendo le nostre vite.
Un appello ai nostri giovani è d'uopo.
Non abbandonate il nostro Paese, rimanete a combattere e a difendere le nostre tradizioni, la nostra terra, il nostro futuro, la nostra Italia.