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Politicamente scorretto
Varese, la macchia del Campo dei Fiori: così si uccide la bellezza italiana

Lo scenario che si scorge dalla "balconata" prospiciente l'ingresso dell'osservatorio astronomico di campo dei Fiori è uno dei più belli della Lombardia.
La Pianura Padana, i 7 Laghi , le cime prealpine e alpine sono un panorama così ammaliante che raggiungere la vetta della lunga salita che si inerpica attraverso il bosco di lecci, conifere, ontani, betulle, robinie, castagni, faggi, a piedi o in sella a due ruote, ripaga della fatica che si spende su quelle rampe.
Una meta raggiungibile anche con il servizio di autobus, magari dopo aver utilizzato la storica funicolare del 1909 (ristrutturata e riaperta nel 2000).

Un' oasi facente parte del Patrimonio dell'Unesco (il Sacromonte) dove si può avere la fortuna di osservare una variegata fauna autoctona composta da nibbi, falchi, poiane, sparvieri, astori, cervi, caprioli. 
"Un' oasi di pace a due passi dal centro città", così recita il cartello che indica il percorso da seguire per immergersi in questo paradiso naturalistico, culturale, storico, artistico.
"Un parco tutto per te" è lo slogan scelto dall'ente che gestisce il Parco Campo dei Fiori, visto le numerose attività che si possono svolgere nei 6300 ettari che lo compongono.
Una perla di cui vanno fieri gli abitanti della "città giardino".
Sì, Varese, così definita perchè rappresenta il connubio tra arte, architettura, natura.
La sue ville storiche, i suoi giardini, espressione di sublime architettura, le attività industriali e artigianali hanno reso Varere famosa nel mondo.

Peccato però che tali "ricchezze", come spesso accade in Italia, vengano spessissimo svilite da difetti grossolani, risolvibili facilmente, che tuttavia rimangono immutati per anni, a causa della incapacità e della totale mancanza di volontà.
Di esempi concreti di come vengano gestiti malamente i tesori italici ne abbondano le cronache.
Cavilli burocratici, risorse economiche scarse o mal gestite, organizzazione latitante, ecc. 
Ahimé anche il "paradiso" del Parco Prealpino sopra Varese ha la sua pecca ormai storica; una macchia indelebile sul vestito della festa da omai parecchi anni.
Una macchia di colore nerastro, simil pece, anzi proprio la pece.
Ogni stagione primaveril-estiva non posso non scalare in bicicletta la salita che conduce all'osservatorio astronomico.
Un "must" lo definirebbero i neologisti.

Allettato dalla consueta sfida che mi "lancia" la pendenza di quella salita, dallo spettacolo naturale che i miei occhi percepiscono ad ogni curva e tornante, dalla frescura che avvolge l'epidermide, anche quest' anno sono curioso di scoprire se il manto stradale sia in pessime condizioni come negli anni passati.
E allora sfidando il clima tropicale che avvolge le terre padane e prealpine, raggiungo di buon mattino il quartiere S.Ambrogio di Varese.
Supero la meravigliosa villa Toeplitz e svolto a sinistra affrontando l'inizio dell'erta che mi condurrà, dopo 10 chilometri, in cima, a quota 1056 mslm.
La strada fino al bivio con Santa Maria del monte è piuttosto larga, a due corsie e il manto stradale è in perfette condizioni, liscio come un biliardo, tranne alcuni punti nella parte sud dove sono stati effettuati alcuni rattoppi e dove il selciato è sconnesso per il rifacimento della condotta fognaria.
"La macchia" indelebile del paradiso prealpino si trova nel tratto di strada interdetto ai pullman privati, ma accessibile alle autovetture, ai furgoni e ovviamente, ai cicli, motocicli e pedoni.
All'altezza della "nuova rotatoria" svoltando a sinistra e procedendo su Via Campo dei Fiori la carreggiata si restringe notevolmente e i nuovi guardrails protettivi in legno e acciaio disseminati lungo i 5 chilometri antecedenti spariscono, scorgendo solo vecchi paracarri in pietra collegati da precari e arrugginiti tubolari ormai fatiscenti.

Il vero pericolo, però, è lo stato del manto stradale.
Centinaia di buche di ogni dimensione e profondità sono disseminate lungo la carreggiata e i vari rattoppi effettuati nel corso degli anni non solo non hanno risolto la situazione, ma hanno prodotto un rischio ancor peggiore.
Nei circa 6 chilometri del percorso solamente poche centinaia di metri il selciato è in decenti condizioni (rifatto qualche anno fa); ad esempio, il tratto che costeggia le antiche e storiche ville della frazione Villa De Grandi che si incontra dopo 3 chilometri dal bivio e il tratto di falso-piano immerso nel bosco di faggi, dove si possono osservare a lato della carreggiata i pali verdi e gialli di misurazione empirica dell'altezza della neve.
Il resto è un vero disastro e la situazione peggiora in prossimità del parcheggio delle autovetture oltre il quale la strada è interdetta al traffico privato e l'accesso è consentito solamente ai veicoli autorizzati. 
Ma il top dello sfacelo lo si incontra non appena si entra nella zona "off-limits".

I sentieri delle gare di ciclo cross e di mountain-bike sono nulla confronto di quei 250 metri.
Voragini profonde anche 30 centimetri rendono assai arduo riuscire a guidare in sicurezza il mezzo a due ruote spinto dalla propulsione indotta sui pedali.
Logicamente lo stato di pericolosità aumenta a dismisura quando si deve affrontare la discesa.
Per evitare buche, voragini, dislivelli di parecchi centimetri creati dai rattoppi disseminati ovunque, si deve sfiorare il ciglio della carreggiata dove inizia la rupe scoscesa della montagna, oppure si deve invadere il senso di marcia opposto prestando attenzione che non vi siano autoveicoli che molto spesso affrontano la salita a velocità ben maggiore del limite imposto di 30 Km/h.

L'incolumità degli utenti è messa realmente e pericolosamente a repentaglio, come è logico immaginare.
Quando si giunge al termine dei 5/6 chilometri di discesa si percepisce profondamente di aver "portato a casa la pelle" per grazia ricevuta.
Questa aspetto oltre a riguardare la sicurezza e l'incolumità è sinonimo di mancanza di cura anche a livello di immagine.
Cosa possono pensare i numerosi turisti provenienti dall' Italia e dall'estero percorrendo quella strada in quelle condizioni ?
Infine se il Comune di Varese o l'ente Parco hanno come loro intenzione quella di ridurre il traffico veicolare e incentivare gli spostamenti con mezzi ecologici dovrebbero rendere il tratto accessibile solo ai cicli, agli autobus navetta, ai residenti e rifare completamente il manto stradale che avrebbe una durata illimitata visto che non sarebbe più percorso da un volume di traffico cospicuo soprattutto nei mesi estivi.
Molti affezionati estimatori di questo "gioiello" sperano che la sua brillantezza diventi perfetta, che acquisisca una grado di chiarezza a livello di Flawless VVS1, come i più preziosi diamanti privi di difetti riscontrabili con ingrandimenti al di sotto di 10X.

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campo dei fiorivarese





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