Ascolti tv, con Hashtag24 il ‘british’ Riccardo Bocca mette k.o. la politica
Auditel, Agorà di Serena Bortone "spacca" su Rai3: 10% di sgare
Ci sono tanti modi per mettere in luce l’incapacità della nostra classe dirigente facendo giornalismo. C’è chi opta per stili più urlati e accusatori, c’è chi ricorre alle insinuazioni, c’è chi si rifugia nel dogmatismo dell’ ‘anti’ e c’è chi, con estrema calma ed eleganza, infila siluri nella coscienza collettiva provocando un sussulto più doloroso di un pugno nello stomaco. All’ultima categoria appartiene Riccardo Bocca, già vicedirettore dell’Espresso, attualmente approdato a Sky come vicedirettore di SkyTG 24 nonché come ideatore e conduttore di Hashtag24, spazio di approfondimento caratterizzato da una forte interazione con il pubblico che ha preso il via il 4 aprile di quest’anno. Il nuovo talk della testata diretta da Sarah Varetto – ma la definizione è diminutiva – è un’equilibrata sintesi televisiva del giornalista Bocca, il quale ha vissuto tutte le sfaccettature del cronista (da strada, precario, “inchiestista”, “super-inchiestista”, epurato) pagando anche prezzi alti sulla propria pelle.
Hastagh24 si distingue dalla marea di programmi dello stesso genere grazie alla cura maniacale del dato e delle fonti, che puntellano e suggellano la credibilità stessa della trasmissione. I dati identificano la portata del racconto con una scheda introduttiva – a cura di Francesca Smacchia - veloce, plastica, che fa capire fin da subito di cosa stiamo parlando. Prendiamo ad esempio la puntata sulle periferie: grazie alla scansione e interpretazione dei dati in studio scopriamo, per fare un esempio, che il 70% degli abitanti di Reggio Calabria vive in periferia! Il dramma del nostro Sud si coglie anche da questi tragici elementi. Ciononostante il conduttore, pur rispettandolo, non è affatto succube del numero e, anzi, tutto il suo percorso è finalizzato ad umanizzare le cifre e a trasmetterne a casa la spesso consequenziale drammaticità. Bocca sa perfettamente che il giornalista deve assumersi tutte le responsabilità - anche quelle più scomode – come ad esempio quella di contestare una cifra ufficiale, per quanto apparentemente accurata, quando essa risulta palesemente ‘pettinata’. Il fine è anche quello di smascherare i giochetti di potere tesi a nascondere realtà scomode o rimosse.
Marracash
Tornando alle puntata sulle periferie del 9 maggio, il confronto in studio ha visto come protagonisti il rapper Marracash, il sociologo Mario Abis e, in collegamento, il senatore Andrea Causin, ex presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.
Per Bocca ogni ospite è sia testimone che simbolo: Marracash interpreta il ragazzo di strada, cresciuto alla Barona (quartiere periferico di Milano) dopo uno sfratto. Nessuno meglio di lui può svelare l’ipocrisia dei sistemi istituzionali e informativi, i quali vogliono a tutti i costi venderci il prodotto di una città – come Milano – socialmente equilibrata nella distribuzione del reddito, mentre invece scopriamo che il piano periferie è ancora oggi un’opzione ipotetica.
MARIO ABIS
Mario Abis, invece, incarna mirabilmente l’intellettuale saggio, dal volto umano, che non si piega alla gelidità scientifica dell’homus academicus. Anch’egli smonta, a più riprese, le verità double-face di un establishment che, attraverso le statistiche, talvolta orienta la narrazione in base a fini non sempre trasparenti, come quello di fare propaganda politica, di consentire speculazioni edilizie e altre finalità non proprio lodevoli.
La politica è incarnata invece da Andrea Causin, non uno dei suoi esponenti peggiori, che con qualche slancio di sincerità riesce tutto sommato a sottrarsi all’inevitabile “effetto casta” incassando con sportività qualche incertezza, rimarcata da Bocca proprio sulla questione dati. Il senatore risulta però incapace di dare una prospettiva concreta a un problema affrontato, nel miglior dei casi, con demagogia o aggressività.
Il tema delle periferie è, invece, culturalmente centrale e nulla è lasciato al caso. Attraverso il rapper Marracash, Bocca ci trasmette – nel corso di tutto il programma - un messaggio di speranza, nella tradizione di alcuni filosofi quali Roland Barthes, Hans Mayer e Michel Foucault o di scrittori come Jean Genet, i quali hanno messo in luce la funzione vitale e rigenerativa della marginalità. Il rapper ce l’ha fatta pur provenendo da quel contesto. Il punto è capire se con il sistematico degrado e isolamento dei sobborghi la contaminazione sarà in futuro ancora possibile o se le periferie siano condannate a una rimozione culturale, sociale e politica. Ora che in gioco c’è la contrapposizione tra ceti medi ed élite, che ruolo possono giocare ancora le banlieues identificate con gli immigrati? La scommessa del programma è proprio quella di includere la marginalità nelle dinamiche sociali, obbligando la classe dirigente a misurarvisi. Perché l’estinzione dall’immaginario di chi è svantaggiato non è altro che la metafora di un negazionismo che non fa presagire nulla di buono.
HASHTAG24, “NON È UN PROGRAMMA PER VECCHI”
Hashtag24 va in onda su SkyTg 24 dal 4 aprile, ogni mercoledì alle 21, per una durata di 30 minuti circa.
La trasmissione ottiene un’audience media complessiva (sommando gli ascolti della versione satellitare a pagamento a quella gratuita sul digitale) di 45.200 spettatori. Nel dettaglio, sulla piattaforma Sky Hashtag24 è seguito in media da 29.200 abbonati, a cui si aggiungono circa 16.000 spettatori provenienti dal digitale terrestre.
La trasmissione è seguita in prevalenza da uomini (54% nella versione pay, 61% nella versione DTT). Circa il 20% del pubblico ha un età inferiore ai 35 anni e circa il 40% ha superato i 55 anni; la trasmissione è più affine alle fasce d’età centrali e ha presa inferiore sugli individui più maturi.
Le regioni meridionali sono quelle che contribuiscono in minor parte all’audience complessiva del programma. Di contro, le regioni in cui il programma ha maggiore successo sono quelle del Centro (Sardegna, Toscana, Lazio) e del Nord-Est (Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia); buoni risultati anche in Lombardia e Piemonte, soprattutto per la versione satellitare, come diretta conseguenza del maggior numero di abbonati alla piattaforma satellitare in queste regioni. Lo rivela la ricerca condotta da Anthony Cardamone, a capo del dipartimento ricerche di Omnicom Media Group, in collaborazione con l’agenzia Klaus Davi & Company
SPIGOLATURE
Buoni risultati per la nuova fiction della rete di Angelo Teodoli, Rai 1, con “Il Confine” (regia di Carlo Carlei) che ha intrattenuto 3,7 milioni di persone raggiungendo il 15% di share nella prima puntata di martedì e che, nella seconda parte di ieri, si è confermata nuovamente con 3,7 milioni di telespettatori e il 16% di share.
SERENA BORTONE
Nella fascia mattutina ottiene un buon riscontro “Agorà”, condotto da Serena Bortone sulla rete diretta da Stefano Coletta (Rai 3), in grado di coinvolgere un’audience di 514.000 persone registrando il 10% di share. Insomma, la conduttrice romana ormai ‘spacca’.
Rai 3 ottiene buoni risultati anche nel pomeriggio, con #Cartabianca di Bianca Berlinguer che è stata seguita da 1.170.000 individui, con il 9,5% di share. Nella stessa fascia oraria, si difende bene “Tagadà” su La7 (rete diretta da Andrea Salerno), con la conduttrice Tiziana Panella che vede la sua trasmissione interessare 590.000 spettatori e il 4,3% di share.
La sfida tra i talk in seconda serata se l’aggiudica “Porta a Porta” su Rai 1, grazie al 14,1% di share e 1.360.000 spettatori, risultati quasi doppi rispetto a “Matrix” su Canale 5 (rete diretta da Giancarlo Scheri), che ottiene il 7,4% di share e un’audience di 487.000 persone.