TG Rai indispensabili per parlare con il sistema paese
Ascolti: la Rai conserva una robusta leadership ed è più che comprensibile che politica e istituzioni si interessino ai suoi assetti ed equilibri manageriali
Nonostante l’esplosione dell’era digitale e dei media alternativi, la Rai (e con essa la tv generalista) conserva una robusta leadership nell’ambito degli ascolti, ed è quindi più che comprensibile che la politica e le istituzioni si interessino ai suoi assetti e ai suoi equilibri manageriali. Certo, molto spesso la politica lo fa brutalmente, condizionando le scelte dell’azienda pubblica anche dal punto di vista editoriale, prescindendo - come abbiamo già scritto in passato - da logiche di qualità. Non solo in merito a scelte manageriali, nomine e promozioni, ma anche per quanto riguarda la distribuzione di risorse e appalti. Eppure, nonostante tutti i problemi, le pressioni e i condizionamenti, il servizio pubblico italiano è fra quelli che vanno meglio in Europa in termini di ascolti e redemption. Ora che il nuovo assetto politico potrebbe determinare cambiamenti sia ai vertici dell’azienda che nei telegiornali, ci sembra opportuno proporre una radiografia dello stato informativo della Rai. I TG sono i classici parafulmini delle scaramucce fra i politici ma, al di là della mere beghe fra i partiti, cerchiamo di capire fino a che punto è capillare il messaggio della Rai e perché la politica ne ha così tanto bisogno per centrare gli obiettivi.
Iniziamo dal TG1, diretto da Andrea Montanari, il primo organo di informazione Rai che gode di ottima salute. Secondo il monitoraggio di Anthony Cardamone, a capo del dipartimento ricerche diOmnicom Media Group e in collaborazione con l’agenzia KlausDavi & Company, nel periodo compreso tra il 15 ottobre 2017 e il 28 aprile 2018 l’edizione del giorno ha raggiunto in media 3.786.400 telespettatori con una share del 23%, registrando un incremento del 3,5% di audience e dello 0,7% di share rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il profilo dello spettatore diurno del telegiornale della rete ammiraglia è più femminile (61%) che maschile (39%), mentre per quanto riguarda l’età a farla da padrone sono i senior: gli over 65 rappresentano il 54% dell’audience totale e il 28% di share; considerando gli over 55, invece, la percentuale cresce fino al 74% di audience e 31% di share. Gli under 45, per converso, rappresentano il 15% del pubblico e il 12% di share. L’affinità migliore con gli spettatori è al Centro-Sud (26% di share), mentre Lombardia e Piemonte sono le regioni meno attratte (18%).
Ottimi numeri anche per l’edizione serale, in grado di ottenere una media di 5.422.000 spettatori e il 23,3% di share. Nonostante questi buoni risultati, il TG1 delle 20 vede audience e share leggermente in calo rispetto all’anno precedente, rispettivamente del 3,2% e dell’1,2%. I profili sono pressoché identici rispetto all’edizione del giorno, con gli over 65 al 55% (share 35%) e gli under 45 al 15% del totale (share 12%). Ottima penetrazione al Centro-Sud, con Calabria grande protagonista al 29%, Toscana subito dietro al 28% e Marche, Lazio e Umbria al 27% dello share totale. Fanalino di coda Lombardia e Triveneto, entrambe al 18%.
Tiene botta anche il TG2 diretto da Ida Colucci: la storica edizione delle 13, nello stesso periodo considerato per il TG1, ha registrato una share media del 14,6% grazie a 2.235.700 telespettatori, in leggera flessione rispetto all’anno precedente con -1% di share.
Anche in questo caso il profilo è prevalentemente femminile (58% donne, 42% uomini); situazione analoga per quanto riguarda l’età, con gli over 65 al 57% del totale (share 20%), over 55 al 77% (share 19%) e under 45 al 21% (share 7%). Affinità maggiore al Centro (17%) e, in particolare, in Toscana, Marche e Umbria (19%). Minor incidenza in Lombardia e Campania (12%).
L’edizione delle 20.30, invece, ha ottenuto una media di 1.792.800 spettatori e il 7,1% di share (altra flessione rispetto all’anno scorso, -7% di audience e -0,6% di share). L’edizione serale presenta una maggiore uguaglianza di genere, con il pubblico femminile al 53% e quello maschile al 47%, mentre dal punto di vista dell’età il profilo ricalca i precedenti, con gli over 55 al 62% (share 8%) e gli under 45 al 21% (share 5%). L’affinità territoriale trova maggior espressione al Centro, con una share media del 7,8%, mentre il Sud è dietro al 6%. Sardegna e Lazio guidano all’8,5%, mentre Sicilia e Calabria si assestano al 6%.
Veniamo, infine, al TG3 guidato da Luca Mazzà: il periodo considerato per il telegiornale della terza rete. Ottimi risultati per l’edizione delle 14, con una share media del 10,8% e 1.653.000 spettatori che fanno segnare un +4,1% di audience e +0,4% di share rispetto all’anno precedente. Profilo leggermente più femminile (56%) che maschile (44%) e, come nei casi già analizzati, più senior: gli over 65 rappresentano il 55% del totale (share al 16%), gli over 55% il 77% (share 16%) e gli under 45 il 12% (share del 5%). L’affinità maggiore si trova in Friuli Venezia Giulia e Sardegna (18%), mentre la Sicilia e la Campania sono più staccate (8%). La macro-regione con i risultati migliori è il Centro al 13%, con il Sud ultima in tal senso al 10%.
Non si discosta di molto l’edizione serale, con un’audience media di 1.830.600 spettatori e il 10,6% di share, che corrispondono a un incremento del +8% di audience e +0,4% di share. La differenza di genere è minima (54% donne, 46% uomini), mentre gli over 55 la fanno da padrone con l’80% del totale (15% di share), seguono la fascia degli over 65 (60% del totale e 16% dishare) e quella degli under 45 (9% del totale e 4% di share). A differenza dei precedenti casi, il TG3 serale ha ottimi riscontri al Nord (13%) e inferiori al Sud (6%), con Friuli (21%) e Liguria (17%) regioni al top e Sicilia e Campania (5%) in fondo alla graduatoria.
Cosa si evince da questi dati? Che i tre TG per alcuni aspetti sovrappongono i target (quello over 55 è molto presente sia per quanto attiene il TG1 che il TG2, una peculiarità di tutta la Rai), per altri versi sono diversificati, come nel caso del TG2 che ha una penetrazione più forte al Centro-Nord rispetto al TG1, ma molto inferiore al Sud (specialmente in Campania). È proprio il sud dove il TG1 ottiene i risultati più sorprendenti, con la share media della Calabria che tocca addirittura il 29%. Mentre, in termini assoluti, il TG3 è quello che ha un rapporto più intenso con il Nord, con l’apice che viene raggiunto in Friuli Venezia Giulia, dove ottiene una media del 21% di share. Probabilmente la forza dei TG della terza rete è la territorialità, fenomeno che proprio al Nord trova un campo più che fertile. Con questa capacità di controllo militare del territorio , non sorprende che la politica non voglia rinunciare al servizio pubblico. Considerato poi l’inasprirsi della concorrenza fra editori, l’acuirsi di crisi internazionali, l’avvicinarsi di importanti tornate elettorali, ci appare molto improbabile che la Rai possa essere privatizzata, almeno nel breve periodo.
SPIGOLATURE
Fabio Fazio e “Che tempo che fa” su Rai 1, rete diretta da Angelo Teodoli, hanno ottenuto il 15% di share, con un ascolto di 3,5 milioni di spettatori per la prima parte della trasmissione. La seconda parte, “Il Tavolo”, è stata vista da circa 2,1 milioni di spettatori, pari al 13,4%.
“La difesa della razza” su Rai 3, rete sotto la direzione di Stefano Coletta, ottiene in access prime time il 3,7% di share grazie a 860.000 spettatori, giocandosela alla pari con “Quarto Grado di domenica” su Rete4 (rete diretta da Sebastiano Lombardi), trasmissione che ha ottenuto 788.000 spettatori e 3,4% di share.
La domenica mattina, fascia oraria molto complicata, vede in “Omnibus” su La7 (diretta da Andrea Salerno) una certezza, con il 4,3% di share e 250.000 spettatori.