Rocca sbrocca
Bullismo o presa in giro? Un sommerso di potenziali perseguitati sin da giovanissimi
Le statistiche più recenti delle Nazioni Unite riportano che nel mondo 1 studente su 3, tra i 13 e i 15 anni, ha vissuto esperienze di bullismo.
Bullismo e cyberbullismo, il grido d’allarme dietro il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”
Il tema che tratta il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, storia ispirata da una vicenda tragica ma reale sul bullismo, rappresenta l’occasione per un’ampia riflessione sulle conseguenze di chi subisce certi atteggiamenti, fatti che purtroppo, sono divenuti ormai di cronaca e che spesso, oggi, sono amplificati da episodi di cyberbullismo ma che, ahimè, rischiano di essere solo una parte di quei casi sotterranei, a vari livelli, che sembrano essere molto più numerosi di quello che si pensa.
Le statistiche più recenti delle Nazioni Unite riportano che nel mondo 1 studente su 3, tra i 13 e i 15 anni, ha vissuto esperienze di bullismo. Nel mondo 246 milioni di bambini e adolescenti subiscono ogni anno qualche forma di violenza a scuola o episodi di bullismo.
Secondo i dati emersi dalla “Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022” sono gli studenti tra gli 11 e 13 anni ad essere i più colpiti. Gli undicenni vittime di bullismo sono il 18,9 % tra il genere maschile e il 19,8% tra quello femminile. Le percentuali salgono all’aumentare dell’età: a 13 anni finiscono nel mirino dei bulli il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine. A 15 anni l’incidenza torna a scendere con 9,9 punti percentuali tra i ragazzi e 9,2 tra le ragazze. Il cyberbullismo resta meno diffuso della violenza perpetrata nel mondo reale: coinvolge l’8% degli studenti, seppur con una crescita tra gli 11 e i 13 anni. Anche nel mondo virtuale i più piccoli sono tra le vittime preferite: a 11 anni l’incidenza è del 17,2% tra i maschi e del 21,1% tra le femmine. A 14 anni si passa al 12,9% tra il genere maschile e il 18,4% tra quello femminile. A 15 anni riguarda il 9,2% dei maschi e l’11,4% delle femmine.
Tornando al film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, nonostante ci siano state delle proteste in sala durante la prima proiezione, rimango dell’idea che ognuno sia libero di vestirsi come vuole e di agire come crede senza darla vinta a piccoli gruppetti che si coalizzano contro gli altri. Porterò questo film a Los Angeles perché tratta di un tema universale e sarò molto felice di ospitare questo film alla decima edizione del Filming Italy Los Angeles perché può essere di esempio ai ragazzi nell’accettare le differenze e la libertà altrui e come monito nell’evitare di rimanere indifferente di fronte a certi episodi di discriminazione.
Appena è uscito il film, immediatamente, ho voluto sensibilizzare e accendere un riflettore su questo tema e li ho inviatati a partecipare alla serata di beneficenza della Croce Rossa e, generosamente, la Eagle Pictures che ringrazio, ha messo all’asta i pantaloni rosa per la Croce Rossa, firmati dai tre protagonisti Samuele Carrino e Claudia Pandolfi e da Arisa, che ha realizzato un pezzo meraviglioso. Realizzare tale iniziativa proprio per una causa così importante come quello della Croce Rossa, è stato il modo per dare luce a questo argomento e accendere un faro su questo tema che dilaga con un sommerso che a volte non conosciamo ma che va assolutamente approfondito.
E’ un problema che ho vissuto sulla mia pelle e che ho subito da bambina quando ho cambiato scuola da Napoli a Roma e i nuovi compagni di scuola mi dicevano che parlavo napoletano e mi prendevano in giro. Ma la cosa che mi dava più fastidio non era tanto i ragazzi che mi sfottevano e mi scrivevano di tutto dietro ai giubbotti ma che quando ero interrogata, siccome al limite nel parlare chiudevo alcune vocali, e i ragazzi ne ridevano, i professori non è che dicevano di non ridere oppure intervenivano per bloccare la situazione facendo uscire dalla classe gli alunni che sbagliando mi deridevano, no! Ridevano con loro. Quindi mi bloccavo e non riuscivo più ad andare avanti con le interrogazioni e, infatti, i primi sei mesi di scuola, ho collezionato alle interrogazioni tutti n.c. cioè non classificata, perché tutto ciò mi bloccava e mi creava un forte disagio. Poi, mi sono detta: perché devo cambiare scuola? Non sbaglio io, sbagliano loro. Quindi ho costretto mio padre a venire a scuola e parlare con il preside per spiegargli la situazione e dirgli, che per non perdere l’anno, proprio perché anche i professori ridevano con gli alunni, di farmi le interrogazione senza i compagni davanti. Così che ho potuto rimettermi in pari, anzi, sono riuscita ad ottenere ottimi voti nella metà del tempo mentre invece molti di loro alla fine sono stati anche bocciati.
Questo mi ha permesso l’anno successivo di acquisire un rispetto tale che non mi hanno più disturbato. Ho reagito ma certi momenti ero triste e piangevo, quando tornavo a casa mi mancava la mia città, perché mi dicevano terrona, insulti rispetto alla mia provenienza affronti che non avevo mai vissuto anche perché vivendo a Roma ma provenendo da Napoli mi sembrava assurdo. Avevo giusto un’ inflessione, non un accento pesante, ma ero più piccola, in quanto di un anno avanti, e anche questo ha fatto sì che subissi certi atteggiamenti stupidi da chi a quell’età si sente in diritto di fare delle prepotenze. Sono riuscita a superarlo trovando la forza dentro di me ma ho passato un periodo difficile dove ho avuto mille pensieri e volevo cambiare scuola o addirittura lasciare la scuola.
Come spiegano gli esperti “l’essere vittima di azioni di bullismo e cyberbullismo è connesso a numerosi sintomi quali ansia e depressione, isolamento e ritiro sociale, ma anche sintomi post-traumatici, autolesionismo e comportamenti suicidi”. Ma non bisogna arrivare a quel punto.
I casi di bullismo, poi, non sono facili da individuare, spesso sono sotterranei: il bullo è scaltro mentre il bullizzato di turno sopporta tanto prima di denunciare. Certe volte, sono atteggiamenti anche inconsapevoli, non premeditati, ma certamente da modificare. A volte, il bullismo sfoga sui social, andando oltre la scuola e esasperando la vittima fino ad arrivare a commettere gesti estremi. E chiunque può ritrovarsi in queste situazioni.
Sono tante le star di Hollywood che, ottenuto il successo, hanno dichiarato di essere state vittime di episodi di bullismo da adolescenti. Quasi come se avessero usato questi episodi negativi come molla per raggiungere i propri obiettivi.
Tom Cruise, per esempio, è stato vittima dei bulli per buona parte della sua infanzia a causa di un problema di dislessia. Jessica Alba a scuola veniva presa in giro a causa della sua timidezza e perché aveva i denti grossi e l’accento texano. Lady Gaga, invece, ha rivelato lo scioccante trattamento che le veniva riservato durante un’intervista al Guardian: “Alcuni ragazzi mi prendevano e buttavano nel cassonetto dell’immondizia. Mi dicevano che quello era il posto a cui appartenevo e che io ero spazzatura. E le sue “amiche“, ridevano anziché difenderla. Sono poi, numerose le star bullizzate a causa delle loro origini o etnie: Christina Aguilera, Steven Spielberg, Demi Lovato, Tyra Banks o ancora Jamie Foxx sono solo alcune delle celebrità che hanno raccontato di aver subito questo genere di atti di bullismo a scuola.
Ma non possiamo aspettarci che tutti abbiano lo stesso spirito di reazione. Insomma, il problema è sempre esistito ma l’esposizione e la fragilità della società di oggi ci impone di cercare di anticipare il fenomeno senza sottovalutare ogni possibile conseguenza.