Braccialetti "intelligenti", la privacy in soccorso dei lavoratori
Spesso vista solo come una burocrazia fastidiosa,nel caso dei braccialetti elettronici la legge sulla privacy costituisce l'unica concreta tutelare i lavoratori
Se il vostro datore di lavoro dovesse regalarvi un braccialetto, aspettate a gioire perchè potrebbe non trattarsi di un premio per la vostra produttività.
Anzi l'intenzione potrebbe essere quella di controllare ogni vostro movimento per verificare se svolgete bene le vostre mansioni, con tanto di snervanti vibrazioni al vostro polso che vi avvisano di ogni errore che commettete, sempre sperando che ciò non accada mentre siete in bagno o durante la pausa caffè.
Potrebbe far sorridere, ma questo è il preoccupante scenario che molti lavoratori temono a seguito della notizia dei braccialetti "intelligenti" brevettati da Amazon che sono in grado di monitorare le attività dei propri dipendenti allo scopo di "ottimizzare" le operazioni di consegna gestite nei magazzini del colosso americano.
Anche se Amazon assicura di rispettare sempre in maniera rigorosa tutte le regolamentazioni in materia di lavoro nei Paesi in cui opera, in realtà in Italia è proprio la nostra legge ad aprire un varco per legittimare l'utilizzo di queste tipologie di controllo con l'introduzione del Jobs Act, il quale ha modificato lo Statuto dei Lavoratori con il Dlgs del 14 settembre 2015 n.151, che permette adesso alle aziende di impiegare certi strumenti previo un accordo sindacale, o in alternativa chiedendo l'autorizzazione all'ispettorato del lavoro, purché vi siano esigenze organizzative e produttive, oppure per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale.
La condizione imprescindibile per l'impiego di tali strumenti da cui derivi un controllo a distanza dei dipendenti è però che il datore di lavoro informi adeguatamente i dipendenti rispettando tutte le regole del Codice in materia di protezione dei dati personali, e la disciplina in materia non consente di effettuare controlli massivi, prolungati e indiscriminati dell'attività del lavoratore.
Inoltre, in casi di trattamenti illeciti l'Autorità Garante per la Privacy ha in ogni caso il potere di bloccare l'indebito utilizzo di strumenti che non rispettino la libertà e la dignità dei lavoratori.
Benché sia vista spesso solo come una burocrazia fastidiosa, in questo caso è quindi la legge sulla privacy l'unica concreta tutela per i lavoratori da quello che altrimenti sarebbe nei loro confronti un metodo di controllo decisamente invasivo.
Nicola Bernardi, Presidente di Federprivacy - @Nicola_Bernardi