L’ eccellenza al femminile in primo piano nei film di Cortinametraggio
a colloquio con Cristina Puccinelli, regista di Koala
Professionisti di lungo corso del mondo del cinema ma soprattutto giovani registi si incontrano qui a Cortinametraggio, il Festival dei ‘corti’ giunto quest’anno alla sua 13 esima edizione.
Seguendo la rassegna si può osservare l’alta professionalità di registi e operatori italiani, anche se , soprattutto nella sezione dei videoclip si sconta una tendenza tutta italica orientata a prodotti introspettici e sostanzialmente orientati alla tristezza.
Film al femminile. Le sensazioni di Cristina Puccinelli
Quest’anno una sezione di corti, premiata dal Gruppo Bayer, è dedicata al mondo femminile in tutte le sue eccellenze e sfaccettature.
Uno di questi corti in selezione è della giovane regista Cristina Puccinelli, toscana di Lucca ma operativa su Roma.
Cosa pensi di questa manifestazione ?
'Penso che sia una bellissima occasione per mettere insieme tante energie positive. Si incontrano molti autori di vario genere. Ci sono registi di videoclip corti e pubblicità.
Inoltre la bellissima location permette di interagire in modo armonico e divertente'.
Film al femminile. Prima attrice, poi scrittrice, infine regista.
Quando hai iniziato la tua carriera da regista’
'Nel 2007 quando ho realizzato il mio primo corto. Lavoravo però già da attrice dal 2000 in tv, cinema e teatro. Ho sempre scritto ed è stato quindi abbastanza naturale avvicinarmi alla regia. Fare film ora è la cosa che più mi affascina e interessa’.
Che messaggio vuoi trasmettere con il tuo lavoro Koala?
'Descrivo il risveglio di una ragazza dopo una nottata in discoteca. Volevo raccontare il rapporto tra un uomo e una donna senza giudicare o prendere alcuna posizione. Più che altro ho voluto osservare i giochi di ruolo tra uomo e donna e mi sono divertita a dimostrare come 'la sindrome di Stoccolma' sia sempre attuale. Il fatto cioè che ognuno di noi scappi dal proprio carnefice ma poi tenda a ricercarlo e ritrovarlo’.
Sei mai stata discriminata come donna in un mondo, quello dei registi, a maggioranza maschile?
‘Onestamente no. Pero’ spesso noi donne registe siamo una minoranza e quindi come tutte le minoranze non è insolito essere viste come una forza più debole e, a volte, anche un po snobbate’.