Milano (askanews) - Quello che non ci si immaginava, eppure senza nessun tipo di "finzione". La mostra "Di/Stanze" del fotografo emiliano Luca Gilli che Matteo Bergamini ha curato al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano è un'ottima palestra per mettere in discussione pregiudizi e categorie rigide. Le sue immagini, apparentemente astratte, sono un interessante modo di pensare e utilizzare lo stesso strumento fotografico."La mia fotografia - ha detto Gilli ad askanews - è una fotografia che lavora molto suk bianco, dialoga molto con la pittura, ma è fotografia, nel senso che nelle opere in mostra non c'è niente di diverso da quello che io ho visto quando ho fatto la foto".Quello che vede lo spettatore, però, è più un processo di stratificazione della percezione, nato dallo stesso approccio stratificato dell'artista. "Innanzitutto - ha aggiunto Gilli - il soggetto sono per lo più cantieri in corso, entro in questi ambienti e lo approccio lentamente per immergermi completamente, e lentamente cerco di estrarre dei particolari di questa visione sospesa".Sul rapporto tra fotografia, pittura e pratiche ha ragionato ovviamente il curatore Matteo Bergamini, che ha dato uno stile a tutta l'esposizione. "Ho intitolato questa mostra Di/Stanze, come fatta di stanza, perché Gilli fotografa degli interni che sono ancora dei work in progress, degli spazi che diventeranno di uso comune, degli uffici, eccetera. E distanze proprio perché Gilli tramite questa selezione sembra prendere una serie di allontanamenti da quella che è la composizione dell'architettura".Le architetture sembrano scomparire, il fardello del mondo si stempera nella luce imposta dallo sguardo del fotografo. "Questo sottrarre la gravità - ha proseguito Luca Gilli - questo donare leggerezza, toglie gli oggetti dalla loro consuetudine, fa assumere loro un'aura diversa, quindi si va al di là dell'apparenza e della fattualità del soggetto per aprire alla trascendenza, a quello che noi siamo realmente, noi siamo delle entità che trascendono".E se si parla di trascendenza è impossibile non notare che questa parola viene pronunciata all'interno di un museo fortemente connotato in senso religioso. "Siamo al Museo Diocesano - ha concluso Bergamini - e queste fotografie assumono un aspetto molto mistico, molto spirituale".La mostra, realizzata in collaborazione con Paola Sosio Contemporary Art di Milano, resta aperta al pubblico fino all'8 aprile.