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Coronavirus, in Italia si fa strada la sinofobia

I sondaggi rivelano la preoccupazione e come cambiano i comportamenti degli italiani a causa del Coronavirus

Coronavirus: la preoccupazione degli italiani

Un sondaggio di Eumetra MR condotto tra il 16 e il 17 febbraio ha voluto indagare il livello di preoccupazione della popolazione italiana riguardo al Coronavirus. Con poche sorprese, la maggior parte degli adulti intervistati, il 67%, si dichiara preoccupato, con maggiore incidenza tra gli over 55 e gli abitanti del Centro-Sud. La maggior parte della popolazione, tuttavia, dichiara di non aver modificato le proprie abitudini a causa di questa preoccupazione (56%). Tra coloro che hanno introdotto cambiamenti nella propria routine, il provvedimento preso più diffusamente è evitare i luoghi affollati, precauzione messa in atto dal 24% della popolazione, soprattutto dagli anziani.

A seguire, però, si nota come una certa sinofobia abbia preso piede tra gli italiani: il 12% di essi, infatti, ovvero più di un italiano su dieci, ha smesso di frequentare “luoghi dove ci sono molti cinesi”. Ad aggravare quest’ultimo dato, è la lista degli episodi di razzismo accaduti nelle ultime settimane in tutto il Paese, alcuni sfociati in vera e propria violenza fisica. Dalle scritte razziste comparse sui mezzi pubblici della capitale, all’aggressione del ragazzo filippino di Cagliari, picchiato perché “sembrava cinese”, fino alle battute infelici pronunciate da alcuni personaggi pubblici, che certo non aiutano a calmare gli animi, come quella pronunciata da Buffon a un tifoso cinese.

I danni economici del Coronavirus: ne risentono i ristoranti cinesi e la Milano Fashion Week

A farne le spese, però, è anche l’economia: gli imprenditori cinesi lamentano ovunque un calo della clientela, soprattutto i ristoratori: gli italiani disertano i locali che propongono nei propri menù cucina fusion o sushi (per quanto quest’ultimo sia prerogativa della tradizione giapponese).

Anche la fashion week milanese, la Settimana della Moda iniziata oggi, ha accusato il colpo: molti brand e professionisti cinesi hanno dovuto rinunciare a parteciparvi di persona. Il rischio di perdere investimenti importanti, però, è talmente alto che si è pensato a soluzioni alternative per evitare troppe perdite: grazie alla tecnologia, gli assenti potranno guardare in streaming le sfilate e interagire virtualmente con gli eventi milanesi. Ma le iniziative positive non si fermano qui.

Le manifestazioni di solidarietà alla popolazione cinese sono numerose, da parte delle istituzioni e di persone comuni. Milano è in prima linea in questa battaglia al pregiudizio, confermando il suo impegno con “La notte delle bacchette”, prevista il 20 febbraio, una serata all’insegna della cucina orientale  a cui parteciperanno numerosi bar e ristoranti e  il cui ricavato andrà per il 50% a sostenere le comunità più duramente colpite dal Coronavirus.