Coronavirus
18 marzo: la giornata delle vittime del Covid e i familiari dei medici eroi
La struggente testimonianza della moglie e dei figli di Marcello Natali e di un'infermiera rimasta vedova a causa della pandemia
Testimonianza di Paola, infermiera e familiare di una vittima da Covid
Un anno fa Mauro, mio marito, era ricoverato da due giorni in un reparto ospedaliero della provincia nord di Milano con una polmonite bilaterale da Covid. Ne sarebbe uscito il 29 marzo, morto.
Man mano che si avvicina il primo anniversario riaffiorano i ricordi di quei convulsi quindici giorni.
Lo tsumani della terza ondata pandemica. che ha fatto più male della prima proprio perché sapevamo tutto di questa bestia, dalle modalità di contagio al possibile esito infausto per chi nella popolazione è più anziano, più disinformato, più solo, più indifeso…
Eppure, ancora nel marzo 2021, tanti contagi, tanti ammalati, tante vittime. Intere popolazioni di paesi confinate a casa, senza diagnosi, terapie, assistenza, supporto. Senza vaccini per i più fragili.
Mauro è morto di Covid, da solo ma non solo per il Covid: non tutto è stato fatto per prevenirne il contagio e la malattia.
L’abnegazione di noi professionisti sanitari, e di tanti operatori e volontari, è stata in parte vanificata dalla inefficienza della risposta delle istituzioni e dai disservizi dell’organizzazione sanitaria regionale.
Cosa resta quindi, un anno dopo?
Il dolore come familiare per la perdita, il senso di colpa come infermiera per non aver fatto tutto il possibile per salvarlo, e tanta rabbia come cittadina per le inefficienze di un servizio sanitario in cui opero da quarant’anni e che mi ha abbandonato in una situazione di bisogno.”
Paola, infermiera e vedova di una vittima di Covid