Coronavirus
Abbassare età per Vaxzevria e Janssen. Le nuove racomandazioni della SItI
Vaccinare con Vaxzevria e Jansenn anche gli Over40, consenso informato e superare scadenza semestrale del green pass: queste le tre nuove raccomandazioni
La Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), rappresentata dal Presidente Dr. Antonio Ferro, riunisce tutte le figure professionali (ricercatori, accademici, professionisti ed operatori) che agiscono nell’ambito dell’Igiene, della Sanità Pubblica, della Medicina Preventiva e delle Vaccinazioni. In un momento di fondamentale importanza come quello attuale, SItI sta continuando ad offrire il proprio contributo al fine di migliorare l’efficacia, l’efficienza e l’equità della campagna vaccinale anti-Covid_19.
Per accelerare le procedure di vaccinazione, la Società Italiana di Igiene ha predisposto tre “forti raccomandazioni”, elaborate dagli esperti “interni” Vincenzo Baldo, Paolo Bonanni, Danilo Cereda, Sandro Cinquetti, Enrico Di Rosa, Giovanni Gabutti, Emanuele Torri e dagli esperti “esterni” Massimo Andreoni ed Alberto Mantovani, che si ringraziano per il prezioso contributo scientifico apportato.
Tre le principali forti raccomandazioni
- Abbassare l’età di utilizzo di Vaxzevria e Janssen (vaccino Johnson&Johnson). Si ritiene che la somministrazione possa essere effettuata a partire dai 50 anni con la possibilità di estendere a 40 anni per il sesso maschile se ciò permette di anticipare la vaccinazione nei prossimi 30 giorni.
- Semplificare le procedure di acquisizione del consenso informato. Si ritiene opportuno l’utilizzo di un approccio pragmatico all’informazione del vaccinando, in linea con quanto previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale attualmente in vigore, gestendo l’acquisizione del consenso di accesso alla vaccinazione con un solo operatore.
- Superare il concetto di validità/scadenza semestrale del green pass. Considerata l’ormai accertata evidenza di persistenza di anticorpi neutralizzanti contro SARS-CoV-2 fino almeno a otto mesi dopo la diagnosi di Covid-19, nonché l’attuale assenza di evidenze scientifiche che attestino la durata della protezione anticorpale (ragionevolmente di durata superiore ai 6-8 mesi), si ritiene opportuno non prevedere, già da ora, la scadenza semestrale della certificazione, in considerazione del fatto che il termine di validità di 6 mesi del certificato a fronte di un beneficio di sanità pubblica ancora non definito e probabilmente minimo, comporterebbe un impatto non trascurabile in termini organizzativi e di compliance della popolazione sulla campagna vaccinale.