Coronavirus
Covid, continua la corsa al vaccino. Chi sono i maratoneti quasi al traguardo
La pandemia che ha sconvolto il mondo ha portato ad una accelerazione nei processi di creazione del vaccino, primeggiano Pfizer, Moderna, Sinovac e AstraZeneca
Le case farmaceutiche Pfizier e BioNTech hanno annunciato di aver chiesto alle autorità sanitarie l’autorizzazione al commercio del vaccino appena sperimentato contro il Covid-19. Mentre il mondo è sconvolto dal virus Sars-CoV2, loro sembrano essere i primi nella corsa per l’àncora di salvezza degli uomini e delle economie globali. Ma molti altri sono allo sprint finale.
I risultati raggiunti sono eccezionali, considerando che la creazione di un vaccino ha tempi molto lunghi. Di solito i trial clinici iniziano dopo 2-5 anni dalle ricerche iniziali sulla risposta immunitaria ma la pandemia ha accelerato questi processi, grazie anche all’intermediazione dell’OMS, mirando a produrre un vaccino efficace in un periodo di tempo tra i 12 e 18 mesi.
CHE COS’E’ UN VACCINO E COME VIENE SPERIMENTATO
Il vaccino è una preparazione che fa mettere in moto nell’organismo umano una risposta immunitaria e si basa sulla “memoria immunologica”: il corpo lancia un campanello d’allarme al sistema immunitario, permettendogli di ricordare gli antigeni con i quali è già venuto a contatto, generando così gli anticorpi per proteggersi dalla malattia.
Prima del commercio su scala mondiale, si devono superare tre fasi: pre-clinica, clinica e post-sperimentazione. Dopo aver predisposto i preparati vaccinali, prima si studiano in vitro e sugli animali in modo da vedere le iniziali risposte immunitarie e la tossicità del composto, poi nella fase cruciale, la clinica, viene coinvolto un numero crescente di persone per valutare l’efficacia e la tollerabilità del vaccino: si inizia con una decina di volontari per passare poi a migliaia (terzo stadio). Il vaccino è immesso sul mercato solo dopo la stesura di un dossier e l’autorizzazione delle autorità competenti. Ma l’“effectiveness” reale si valuterà solo dopo anni, nella fase post-commercializzazione.
QUALI SONO I VACCINI PER IL VIRUS SarsCov-2 AL MOMENTO DISPONIBILI
Le informazioni ufficiali riportate da clinicaltrials.gov parlano di molteplici vaccini per il Coronavirus sperimentati sull’uomo ma al momento ne primeggiano 4: quello dell’azienda biotecnologica americana Moderna (mRNA-1273), in collaborazione con il National Institute of Health, quello dalla multinazionale svedese-britannica AstraZeneca (AZD1222 ChAdOx1 nCov-19) con sede a Londra, in collaborazione con lo Jenner Institute dell’Università di Oxford e con la Irbm di Pomezia e ancora il vaccino prodotto dal colosso americano Pfizer e dal tedesco Biontech (BNT162b2) e il cinese Sinovac (Inactivated SARS-CoV-2). Su di loro le diverse nazioni stanno facendo affidamento.
I vaccini di Moderna e Pfizer contengono una sequenza di RNA che, iniettata nel corpo umano, permette ai ribosomi, che leggono le informazioni contenute nella catena di RNA messaggero, di produrre la proteina Spike, ovvero colei che permette al Sars-Cov2 di infettare il corpo. Una volta che la Spike è stata prodotta, nell’organismo si genereranno gli anticorpi per neutralizzare il virus. Entrambi i vaccini richiedono una doppia iniezione: dopo 21 giorni per Pfizer e 28 per Moderna.
Un punto cruciale, che potrebbe far spostare l’ago della bilancia nella scelta dell’uno o dell’altro è la temperatura di conservazione delle dosi. Al Pfizer-Biontech servono temperature molto basse, dai -70° ai -80°, e solo poco prima dell’iniezione può essere spostato ad una temperatura di circa 4° con la quale può resistere massimo 5 giorni. Il vaccino di Moderna può essere conservato a -20° per massimo 6 mesi. Poi può essere custodito tra i 2° e gli 8°C per un massimo di 30 giorni e per mezza giornata a temperatura ambiente.
Il colosso Pfizer ha annunciato che il suo vaccino è efficace al 95% e che non si sono registrati effetti collaterali gravi in fase di sperimentazione. Il preparato preverrebbe forme gravi e lievi del virus e sarebbe efficiente al 94% sulle persone anziane, le più deboli nell’affrontarlo. L’americana Moderna, ha invece registrato una efficacia pari al 94,5%, assicurando una protezione dal Covid-19 per “molti mesi e forse alcuni anni”. Sperimentato su tutte le fasce della popolazione, risulta ottimale per le persone più a rischio. I due vaccini sono ad oggi quelli in uno stadio più avanzato.
La casa farmaceutica AstraZeneca ha generato uno dei primi esempi di vaccino vettoriale virale non replicante: è creato con un particolare virus che genera il raffreddore nelle scimmie, reso chimicamente innocuo e incapace di riprodursi. Su di esso è inserita la proteina responsabile del Sars-CoV2 (proteina Spike) contro la quale si cerca di produrre una reazione del sistema immunitario. Per questa sperimentazione l’ultimo stadio della fase clinica potrebbe concludersi nelle ultime settimane di dicembre. Buona risposta immunitaria negli anziani.
La compagnia cinese Sinovac ha proposto insieme all’Istituto Butantan di San Paolo in Brasile, dove si sta svolgendo l’ultimo stadio della fase clinica, il Coronavac prodotto con il virus inattivato. Da un paziente positivo, è stato isolato un ceppo del virus reso inattivo chimicamente per ridurne la virulenza. La rivista “The Lancet Infectious Diseases” parla di una sperimentazione su 700 individui di età compresa tra i 18 e i 59 anni. Il vaccino sembrerebbe sicuro e dovrebbe indurre rapidamente, dopo due dosi a distanza di 14 giorni, la produzione di anticorpi nell’organismo. Per questo sarebbe adatto per un uso “emergenziale”. In attesa degli ultimi dati, il vaccino cinese potrebbe essere agevolato sul mercato per la facilità di conservazione: è possibile mantenere il preparato ad una temperatura standard tra i 2° e gli 8°C. Da capire ancora la sua efficienza sulla popolazione a rischio.
Il Sars-CoV2, con diametro che può variare tra i 60 e 140 nanometri, in pochissimo tempo ha messo in ginocchio il mondo che dovrebbe tifare all’unisono per l’unico maratoneta degno di questa competizione: la scienza.