Coronavirus
Vaccino, obbligo in Ue? E il marito di Ursula occupato in terapie geniche
Legami tra i von der Leyen e le aziende dei vaccini? Dalla corrispondenza di Ursula col capo di Pfizer al marito che lavora in un'azienda di terapie geniche
Ursula von der Leyen sta pensando all’obbligatorietà dei vaccini per i cittadini Ue. Tutti i dubbi e la mancata trasparenza del sistema
Il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sta pensando alla possibilità dell’obbligo dei vaccini per tutti gli abitanti dell’Unione Europea. D’altronde “l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire”, ha detto il premier Mario Draghi. Vaccino o morte, ecco il tema.
Sollevare dubbi su questo argomento e quello relativo alla salvezza che portano i decisori politici, equivale a disertare, a mettere in discussione la sicurezza stessa della collettività e delle singole persone. Nella società del Covid sono spariti i dubbi e i conflitti di interessi, anche solo potenziali, tra scienziati-medici, politici e case farmaceutiche.
E’ diventato normale che la Commissione Europea tenga nascosti i contratti dei vaccini anti-Covid. I contratti sono in larga parte oscurati ed è negata l’autorizzazione a divulgare le informazioni contenute.
E’ normale che parte della comunità scientifica non abbia accesso ai dati grezzi delle sperimentazioni che hanno portato alla creazione dei vaccini e non abbia accesso alle autopsie post reazioni avverse, quando vengono eseguite. E’ normale minimizzare lo scandalo Pfizergate, pubblicato dal British Medical Journal, che rivela falsificazioni nei trial medici. E’ vietato affermare che i più potenti fondi di investimento e le banche, che pensano a fare soldi e non a salvare persone, sono dentro le principali società farmaceutiche coinvolte nella vaccinazione anti Covid di massa. E gli italiani non possono neanche azzardarsi a sostenere che sui farmaci le uniche informazioni che ricevono i medici nostrani siano dalle case farmaceutiche. Nè si può riferire dell’influenza esercitata dall’industria farmaceutica, con la promozione dei propri prodotti, sul comportamento dei singoli medici, delle istituzioni e dei politici. Non esiste conflitto di interessi tra politica, medici e industrie farmaceutiche: non può esistere. Esiste solo la dicotomia vaccino o morte, quando anche l’ISS sostiene che chi è colpito dalla Sars-Cov-2 va incontro a una mortalità possibile molto bassa, del 2%. Quella della MERS-CoV era del 34%, della SARS-CoV-1 era del 9,6%, dell'Ebola del 50% e il vaiolo del 30%.
Vaccini anti Covid: Ema, Aifa, le agenzie regolatorie e i condizionamenti politici
Durante il Covid è diventato un tabù mettere in discussione l’indipendenza e la santità dei soggetti coinvolti. Sarà sicuramente tutto normale. Come il fatto che le industrie farmaceutiche, attraverso i loro pagamenti, supportino l'86% del bilancio dell'Agenzia EMA, l'agenzia dell'Unione Europea che valuta i farmaci. Non era meglio che l’EMA, per una maggiore indipendenza, fosse finanziata integralmente dal bilancio della UE e che a sua volta questa riscuotesse tasse dall'industria farmaceutica? I politici pensano di no. Il direttore esecutivo dell'EMA è nominato dal Cda dell'EMA, su proposta della Commissione Europea. Così come in Aifa, agenzia italiana del farmaco, le nomine dei vertici sono fatte dal Ministro dell'Economia e delle Finanze, dal Ministro della Salute e dalla Conferenza Stato-Regioni. Quindi la politica pesa negli organismi di vigilanza, in questo intreccio tra scienziati-medici e decisori politici. Non abbiamo dubbi che i vertici delle agenzie regolatorie siano tutti indipendenti, sopra le parti, poco inclini a farsi condizionare da politica, carriera e denaro. Ma ci chiediamo: è ancora lecito porsi la domanda su quanto questi vertici resterebbero al loro posto se esprimessero pareri diametralmente opposti a quelli dei decisori politici che li hanno nominati!? Ma non è possibile in epoca di vaccino o morte.
L'indagine su uno scambio di messaggi tra Ursula von der Leyen e l'Ad di Pfizer
Uno degli attori principali di tutta questa partita è la Commissione Europea e il suo presidente, la tedesca Ursula von der Leyen.
Alcuni mesi fa von der Leyen è stata al centro della richiesta dell’ufficio del difensore civico dell'Unione, Emily O'Reilly, di fare chiarezza sullo scambio di messaggi tra lei e l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Parliamo degli sms, mandati e ricevuti dai due durante i negoziati sulla fornitura all’Ue di 1,8 miliardi di dosi del vaccino anti-Covid. La questione è stata sollevata dal New York Times che ha posto diverse domande, mai affrontate dai media in Italia. Gli sms rientrerebbero nel concetto di “documento” previsto dal regolamento 1049/2001, il quale stabilisce che in caso di mancata diffusione pubblica i richiedenti possano rifarsi al difensore civico. La Commissione europea ha ricevuto una richiesta di accesso allo scambio di messaggi da un giurista olandese, Martijn Nouwen, ma ha presentato un diniego sostenendo fossero stati tutti cancellati. Ogni mese, la Commissione Europea cancella diverse migliaia di email e sms e i messaggi WhatsApp non vengono archiviati.
Per questo il caso ha portato a una denuncia al difensore civico che ha aperto l'indagine. Ma siamo in un deja vu a fronte di un precedente, già nel 2019 la von der Leyen fu criticata per un cellulare “ripulito”, ritenuto prova chiave in uno scandalo di appalti al ministero della Difesa tedesca che lei guidava e che era molto prodigo di finanziamenti a società private. Il cellulare non conteneva più gli scambi di messaggi tra le persone coinvolte.
Vaccino anti Covid. Heiko, il marito di Ursula von Der Leyen, dirigente in azienda di terapia genica per i vaccini
In questo intreccio tra interessi medico-scientifici e politica è esploso in questi giorni in rete il capitolo riguardante il marito della von Der Leyen.
Heiko von Der Leyen risulta infatti essere, come direttore medico, nel team di gestione di Orgenesis, azienda di biotecnologia americana specializzata in terapie cellulari e geniche, proprio le stesse tecnologie coinvolte nei vaccini a mRna utilizzate dalle più note case farmaceutiche contro il Covid. Sarà un caso ma sono le stesse su cui la moglie Ursula ha chiuso in fretta i contratti d’emergenza con Pfizer, al centro di numerosi dubbi e diatribe.
Nel maggio 2020 Orgenesis annuncia con grande enfasi a CNN Business una piattaforma di vaccini contro il COVID-19: “la Società ha lavorato in modo aggressivo negli ultimi mesi per riutilizzare la sua piattaforma di vaccini cellulari mirati ai tumori solidi per l'uso contro le malattie virali”.
Ovviamente in un'epoca di “vaccino o morte” non è dai dubbi che arrivano le soluzioni. E neanche dalle domande che ci si aspetta la salvezza. Le parole del noto imprenditore francese Francois Ducrocq su twitter sintetizzano, in qualche modo, gli interrogativi che si pongono i lettori europei: “Ursula van der Leyen, il nostro principale acquirente di vaccini in centinaia di milioni di unità, ha un marito, Heiko, che gestisce Orgenesis, una società di biotecnologie specializzata in terapia genica. Così è più chiaro”.
Alla luce di tutti questi intrecci e sovrapposizioni, non ci possono essere piani B oltre la vaccinazione, quelli tanto auspicati dal filosofo italiano Massimo Cacciari.
Oltre la vaccinazione non può esserci niente.
E poi come non credere all'intento salvifico dell'inarrestabile vaccinazione della von der Leyen che guida la crociata dell'Unione Europea?