Coronavirus
Facebook, bloccata pagina di medici: "l'algoritmo è No-Vax"
Il colosso di Mark Zuckerberg ha chiuso una pagina composta da medici "Pro Vax" sulla quale venivano discussi vari studi sul Covid
Andreoni rincara la dose: "Il fatto che tale opportunità venga interrotta mi sembra veramente un fatto grave, quando poi sappiamo che con lo stesso sistema I complottisti o quant'altro, invece, mandano messaggi deliranti. Credo, quindi, che servirebbe maggiore attenzione per capire quello che viene interrotto. Basterebbe fare piccole indagini per vedere i nominativi delle persone che stanno partecipando a quella determinata chat per capire se si tratti di nominativi di persone che stanno in realtà lavorando attraverso quella chat, perché questo è diventato anche un lavoro, oppure piuttosto stanno mandando messaggi, come ho detto prima, deliranti".
Andreoni tiene inoltre a sottolineare che una decisione come questa può arrecare numerosi danni alla comunità dei medici, "più di quello che uno potrebbe pensare, perché decade la possibilità di avere in tempo reale la disponibilità di dati e novità, oltre all'eventualità di poterne discutere con tutta la comunità scientifica. Siamo stati spesso criticati per il fatto che ognuno di noi dice cose diverse e poi, magari, si sentono ricercatori che hanno pensieri differenti l'uno dall'altro. Proprio per evitare tutto ciò il più possibile, questo è stato e rimane un buon sistema per scambiarsi subito le proprie idee e cercare di arrivare ad una condivisione di pensiero. Quindi, su questa tematica ritengo sia un danno rilevante, proprio perché creiamo confusione nella confusione".
Il direttore scientifico della Simit e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma afferma poi che "probabilmente ci sono soluzioni alternative alla piattaforma di Facebook. Per noi è un sistema molto semplice e che noi utilizziamo. Pur non essendo molto telematico, io ho almeno 3, 4 gruppi con i quali mi riesco ad interfacciare virtualmente e giornalmente proprio per avere dati importanti su quello che dobbiamo fare".
Andreoni spiega infine: "Dirigo anche un reparto clinico e, quindi, avere certezze su ciò che stanno facendo anche altri colleghi di fronte a problematiche anche mediche, in cui la risposta deve essere immediata e condivisa, credo siano strumenti indispensabili. Probabilmente ne esisteranno anche altri ma credo sarebbe un grave errore non permetterci di usare questi", conclude.