Coronavirus
La guerra dei vaccini, cosa non quadra nella sospensione di Johnson&Johnson

Incongruenze sui numeri. I sospetti prima su Astrazeneca ora su Johnson&Johnson. Perché le sospensioni fatte così non quadrano
Il dubbio era già sorto alla sospensione (in diversi Paesi europei) del vaccino Astrazeneca e al rifiuto degli Usa di accettare il vaccino dell’Università di Oxford commercializzato dall’azienda farmaceutica svedese.
In queste ore gli Stati Uniti hanno sospeso la somministrazione di un altro vaccino, lo Janssen della Johnson&Johnson, si sostiene ufficialmente, per 6 casi sospetti di trombosi su 7 milioni di somministrazioni, lo 0,000086 dei vaccinati. Nulla. L’annuncio arriva dalla Food and Drugs Administration (Fda).“Per un’abbondanza di cautela, i Cdc (i Centers for Disease Control and Prevention degli Usa, ndr) e la Fda hanno raccomandato una pausa nell’uso del nostro vaccino”, si legge in una nota della multinazionale, che annuncia anche lo stop alle consegne in Europa fino a chiarimenti. Forse non vogliono fare la fine del vaccino Astrazeneca, toccato duramente da una campagna di sospetti.
Il dubbio che qualcosa non quadri è sorto alle reazioni viste dopo che abbiamo letto i numeri sui sospetti decessi segnalati post somministrazione dei vaccini nel Regno Unito. Al 28 febbraio, dopo oltre 20 milioni di inoculazioni in Uk, e su numeri di poco dissimili tra i vaccini Pfizer e Astrazeneca, risultavano 502 decessi totali, di cui 227 a seguito della somministrazione del vaccino Pfizer (somministrato dal 9/12) e 275 a seguito del vaccino Astrazeneca (somministrato dal 4/1), più 87.387 segnalazioni di reazioni avverse. Per i due vaccini le percentuali di mortalità, 0,0025% sul totale delle dosi somministrate, erano dello stesso ordine di grandezza.
Ma anche a fronte di reazioni avverse in altri Paesi, ci si è concentrati solo su Astrazeneca. Un caso strano con il panico diffuso per l’Europa. Molti Paesi hanno sospeso cautelativamente le somministrazioni di Astrazeneca. Ema ha confermato che il vaccino è sicuro. Ma resta lo stop in Norvegia e Danimarca. In Francia lo si riserva agli over 55, in Svezia agli over 65, in Germania agli over 60. Così come oggi i 6 casi di sospetta trombosi su 7 milioni di somministrazioni della Johnson&Johnson (lo 0,000086 dei vaccinati) aprono un’altra campagna mediatica di timori.
Una similitudine tiene vicini i vaccini Astrazeneca e Johnson&Johnson: funzionano su una forma modificata di adenovirus. Astrazeneca utilizza un adenovirus tipico degli scimpanzé, Johnson&Johnson un adenovirus umano, Ad26. Anche il vaccino russo Sputnik, su cui non si sono ancora scatenate campagne di dubbi, è costituito da due adenovirus, l’Ad26 e l’Ad5. Gli altri vaccini funzionano su altri tipi di tecnologie.
Oggi si associano gli adenovirus al pericolo di trombosi e si dice che è una novità. Ma già nel 2006 era stato pubblicato uno studio dalla prestigiosa rivista internazionale Journal of Virology che poneva un problema sulla correlazione proprio tra alcuni adenovirus e le trombosi (sosteneva vi fosse una correlazione per l’adenovirus Ad5). “E’ ben documentato”, c’è scritto nello studio, “che i vettori basati su Ad5 inducono trombocitopenia dopo il parto, e uno studio recente ha suggerito che l'interazione tra Ad e piastrine in vivo induce trombocitopenia”. Si formano coaguli, trombi, in distretti inusuali del corpo e la piastrinopenia, ossia la carenza di piastrine che è un elemento del sangue che promuove la coagulazione. E ancora: “La somministrazione endovenosa di vettori di adenovirus ricombinante sierotipo 5 (Ad5) per la terapia genica è ostacolata da problemi di sicurezza ed efficacia”.
Ora è vero che tra Paesi il governo delle campagne vaccinali navigano a vista tra autorità di controllo differenti, sistemi sanitari e politici diversi, lobby farmaceutiche e aziende molto aggressive. E che in tanti stanno combattendo per acquisire fette di mercato e di potere sempre maggiori, con i media più grandi che spesso si muovono condizionati dai propri interessi e da questi poteri. Le stesse paure con le quali da più di anno martellano i cittadini di tutto il mondo, spaventati dal terrore di morire dopo il contagio da coronavirus. Ma a guardare questi eventi non si comprende più né il senso né il limite degli interventi delle autorità, facendo sorgere il sospetto che questi interventi siano più condizionanti dalle guerre tra gruppi che dall’esigenza di serrati protocolli di sicurezza che fra l'altro valgono solo per alcuni.