Costume

Ambrosetti, Valore Acqua: in Italia il settore vale 310 miliardi di euro

Eduardo Cagnazzi

Con 40 euro all'anno per abitante il Paese è nelle retrovie della classifica europea per gli investimenti. Eppure è prima per consumo di minerale in bottiglia

Più di due miliardi di persone al mondo non ha accesso all’acqua potabile, 4 miliardi sono quelli che soffrono per la scarsità di questo bene. Anche l’Italia è un Paese a rischio quando si parla di acqua e sviluppo sostenibile. Necessari pertanto sia investimenti nella filiera del potabile e dell'irriguo e l'adeguamento a livello tariffario, sia un uso razionale di questo bene, dandogli il valore che si merita.

Secondo quanto riporta The European House-Ambrosetti nel Libro Bianco 2021, frutto dell’Osservatorio Community Valore Acqua per l’Italia (la prima piattaforma che mette a sistema la filieta allargata per elaborarne le scelte politiche e strategiche), oggi il Belpaese è al 18° posto in Europa  nell’indice “Valore Acqua verso lo Sviluppo Sostenibile”, un indicatore utilizzato per capire come la gestione efficiente della risorsa idrica impatti sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda Onu 2030. Lo rileva uno studio dell'organismo presentato oggi alla stampa e domani agli stakeholder nel corso di un Forum phygital destinato a operatori della filiera e istituzioni; un Libro Bianco dal titolo  “Valore Acqua per l’Italia 2021” che contiene la prima mappatura completa della filiera estesa dell’acqua in Italia, che mette a sistema i contributi di tutti gli attori che vi operano: dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dal settore agricolo a quello industriale, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte. Una filiera che The European House-Ambrosetti ha riunito dal 2019 nella Community Valore Acqua per l’Italia di cui oggi sono partner A2A, Celli Group, MM, SMAT, Acquedotto Pugliese, ANBI – Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, Schneider Electric, SIT Group, Fisia Italimpianti – Gruppo Webuild, SOTECO, RDR, Consorzio Idrico Terra di Lavoro, Brianzacque, Padania Acque e Maddalena.

Il Libro Bianco è frutto della raccolta dei dati economici pluriennali di 2 milioni di aziende operanti nella filiera estesa dell’acqua, per un totale di oltre 50 milioni di osservazioni, ed evidenzia che il fatturato del settore del ciclo idrico esteso nel periodo 2013-2019 è cresciuto del +4,4% in media all’anno, raggiungendo un valore di 21,4 miliardi di euro e di 310 miliardi di valore aggiunto. Da un punto di vista occupazionale cresce annualmente (sempre nel periodo 2013-2019) del +1,7%, il doppio rispetto a quello ottenuto dalla media delle imprese italiane e superiore alla media del settore manifatturiero, che è rimasto sostanzialmente fermo nel periodo (+0,1%). In pratica, se si considerasse il ciclo idrico esteso come un unico settore, si posizionerebbe come 2° comparto industriale per crescita occupazionale nel periodo 2013-2019, su 50 settori censiti. Per contro, il settore -ha rilevato Valerio De Molli, ceo di Ambrosetti- soffre di un limitato tasso di investimento. "Con 40 Euro per abitante all’anno (rispetto a una media europea di 100 Euro), l’Italia è agli ultimi posti nella classifica europea per investimenti nel settore idrico, davanti solo a Romania e Malta". Lo studio rileva inoltre come le infrastrutture idriche siano obsolete e inefficienti. "Circa il 60% della rete idrica nazionale ha più̀ di 30 anni e il 25% ha più̀ di 50 anni. Il 47,6% dell’acqua prelevata per uso potabile viene dispersa: 42% solo nelle reti di distribuzione, 10 punti percentuali in più̀ di 10 anni fa, rispetto al 23% della media europea", ha evidenziato De Molli.

L’Italia è un Paese fortemente idrovoro con l’aggravante di uno spreco quasi sempre incontrollato. Con 153 m3 annui pro capite, l’Italia è il 2° Paese dell’Unione Europea per prelievi di acqua ad uso potabile (due volte superiore rispetto alla media europea). Inoltre, con 200 litri pro capite consumati all’anno, è il 1° Paese al mondo per consumi di acqua minerale in bottiglia (rispetto a una media europea di 118 litri), nonostante la qualità dell’acqua che esce dai nostri rubinetti sia la migliore d’Europa. Da un punto di vista della sicurezza nazionale, l’acqua costituisce una reale vulnerabilità: il 21% del territorio nazionale è infatti attualmente a rischio di desertificazione con eventi siccitosi sempre più frequenti che stanno colpendo le principali fonti idriche del Paese.

Il Libro Bianco sottolinea inoltre come l’Italia sia un paese ad elevata vulnerabilità climatica, intesa come la scarsa capacità di adattamento a eventi legati al cambiamento climatico. Le opportunità di rilancio esistono e sono indicate dal Libro Bianco lungo quattro direttrici che dettano una vera e propria Agenda per l’Italia: i fondi Next Generation Eu, che prevedono nel Recovery Fund un investimento di circa 20 miliardi di euro; l'aggiornamento delle tariffe per finanziare in modo trasparente gli investimenti sulla rete infrastrutturale: un aumento di 10 centesimi della tariffa – che oggi è di 2,08 Euro/M³ - abiliterebbe 350 milioni di Euro di investimenti nel ciclo idrico e circa 3.400 occupati, pesando per poco più di 8 Euro addizionali l'anno per famiglia; la transizione all'economia circolare, che punta sul riciclo e riuso delle acque, sulla captazione delle acque piovane e sullo sfruttamento virtuoso dei fanghi di depurazione; campagne informative.

La transizione verso un sistema delle acque italiane più smart e sostenibile passa attraverso l’educazione dei cittadini. Un terzo delle famiglie italiane continua a non fidarsi di bere l’acqua dal rubinetto, con picchi del 60% nelle Regioni del Sud (nello specifico, in Sardegna), mentre la gran parte delle famiglie italiane sottostimano il reale utilizzo medio, imputandosi meno della metà dell’utilizzo di acqua giornaliero: una famiglia di 4 componenti stima un utilizzo di 177 litri di acqua al giorno quando l’effettivo utilizzo è di oltre 500 litri.