Costume
Coronavirus, 10 regole per migliorare la relazione di coppia e non solo
Convivenza forzata o isolamento a distanza? Ecco come prendersi cura dei propri affetti
Di Maria Martello*
L’altro: sempre inappropriabile, mai scontato, sempre diverso da me e da se stesso! Sempre necessario! L’“altro” è prezioso, un viaggio sempre da ricominciare. E lo è ancor di più in questo momento di precarietà estrema e di sofferenze, in cui dobbiamo vivere a distanza anche da chi sta male e magari di noi avrebbe bisogno come l’aria… E la metafora triste delle immagini di ospedale ci dice che: “l’aria manca”, che abbiamo bisogno vitale di ossigeno!
Proviamo a ipotizzare qualche regola da seguire per assicurarci un rapporto sano e costruttivo. Vale la pena sottolineare una premessa concettuale: non c’è un modo univoco di vivere gli affetti. Ogni rapporto è come un territorio privato. Come ogni danza ha una musica diversa. Creata dai ballerini. Secondo il loro gusto, il loro background, la loro competenza, la loro resistenza. E’ un vestito su misura.
Ma qualche “paletto” può aiutarci e può rafforzare l’impegno a costruirlo giorno dopo giorno con cura. Ad entusiasmare. Può far intuire che essere artefici di stile nella relazione con l’altro è un privilegio che vale un regno. Che fa essere “padroni in casa propria” e non annoiati esecutori di cliché omologati. Che fa sentire costruttori di benessere, di quello che più di tutto conta, di quello affettivo. Che rende abili nel non sminuire alcuno e nell’aiutare tutti ad essere al meglio e al massimo delle proprie potenzialità.
E’ alla portata di tutti. Basta avere disciplina e non distrarsi. E’ come quando si va a scuola: bisogna prenderla seriamente. Ecco allora qualche consiglio.
Prima regola, come già detto, è dare valore alla ricchezza di affetti che si hanno.
Seconda, ricordarsi che siamo stati fatti con una bocca e due orecchie, se fossimo stati pensati più per parlare che per ascoltare avremmo due bocche e un solo orecchio. E quando parliamo ricordiamoci del detto: ”Non dir di me quel che di me non sai. Parla di te e di me dirai!” Non serve disquisire su cosa significhi, meglio applicarlo e scoprirà che serve.
Terza: se noi parliamo dal cuore e non dalla mente, difficilmente ripetiamo in modo noioso le stesse cose. Difficilmente l’altro ripeterà a noi le stesse cose già dette. Quindi armiamoci di una sana curiosità e cerchiamo di ascoltare quanto di nuovo in ogni momento l’altro ci dirà.
Quarta: quello che andava bene ieri, oggi non va più!! Ben lo sappiamo…in tempi di coronavirus quindi è anacronistico voler mantenere i ruoli che prima si avevano: facciamo “saltare il tavolo”, sovvertiamo tutto e giochiamo a rimettere le pedine della scacchiera in altro modo. La flessibilità ci salva.
Quinta: non perdere il tempo, darsi un ritmo nella giornata e un programma dove mettere quello che si ritiene imperdibile. Non dimenticare di aver cura di prevedere un orario in cui occuparsi di sé, per restare soli e fare quel che ci piace, con la prescrizione che nessuno lo violi e ci disturbi; imperdibile dedicare un momento, ritualizzato, in cui fare un gesto di affetto, non estemporaneo ma ben pensato prima, alle persone che vivono con noi.
Sesta: dare valore ai gesti altrui anche se non sono perfetti e saper vedere l’intenzione che esprimevano, magari maldestramente.
Settima: da buon Pigmalione comprendere che, come noi, l’altro è alla ricerca di un nuovo senso da dare alla sua giornata e possiamo aiutarlo a trovarlo. Questo arricchirà di senso anche il nostro vivere.
Ottava: mai interrompere chi parla, facciamolo finire. Prima di attribuirgli intenzioni, posizioni, punti di vista dobbiamo essere certi di aver ben capito che intende dire.
Nona: se riusciamo a vedere “oltre” l’errore dell’altro, cogliamo che dietro c’è il suo dolore per quel limite che egli non riesce a superare. Lo guarderemmo quindi con empatia e forse così ne favoriremo il superamento.
Decima: trasformare i conflitti, che possono comunque insorgere, in confronto. Magari mettendo in atto altre regole, quelle del mediatore dei conflitti… Ma questo è un altro tema prezioso che varrebbe la pena esplorare.
Concludiamo mettendo in guardia: se a fine giornata vediamo che non ce l’abbiamo fatta ad essere soddisfatti in tutti i compiti, niente paura. Non si deve mai dimenticare che non è facile imparare al meglio e subito. Non possiamo essere al top il primo giorno.
Ritiriamoci per 5 minuti e buttiamo giù le nostre emozioni negative in un riservatissimo nostro cahier de doléances. Scopriremo l’effetto benefico della scrittura personale ed intima: una salutare doccia emotiva!
Attenzione a non trovare scorciatoie consolatorie: se l’altro fosse un altro…. No, è che noi abbiamo ancora aree da migliorare e le nostre difficoltà si ripresenterebbero con un altro. Auguriamoci domani un altro giorno, in cui poter star bene fisicamente e migliorare! Abbiamo un obiettivo importante per alzarci presto il mattino e metterci al lavoro.
In fondo abbiamo intrapreso un’avventura che ricorda quella del maestro Alberto Manzi e il suo programma televisivo: ”Non è mai troppo tardi”. Non possiamo che attenderci lo stesso successo.
Non è mai troppo tardi per imparare a forgiare le nostre relazioni!
Solo la nostra competenza ci rende felici.
* Formatrice alla Mediazione per la risoluzione dei conflitti secondo il modello umanistico-filosofico da lei ideato, ha insegnato Psicologia dei rapporti interpersonali presso l’Università Cà Foscari, già Giudice on. Presso il Tribunale per i minorenni e la Corte d’Appello di Milano, autrice tra gli altri del volume “La formazione del mediatore” (ed. Utet) e “Mediatore di successo” (ed. Giuffrè)
maria.martello@tiscali.it