Costume
Ecco perché Stella Jean annuncia lo sciopero della fame e lascia la MFW
La pupilla di Giorgio Armani denuncia: "Troppa poca inclusività". La designer i
Milano, la stilista Stella Jean ha iniziato lo sciopero della fame per protestare contro la Camera della Moda Italiana per la 'poca inclusività'
Per un momento la stampa e i media sono stati distratti da Sanremo 2023. Stiamo parlando della conferenza stampa di presentazione, che si è tenuta oggi (8 febbraio) a Palazzo Reale, per presentare e annunciare la Milano Fashion Week in programma dal 21 al 27 febbraio. Per farla breve la designer e pupilla di Giorgio Armani, Stella Jean ha annunciato lo sciopero della fame e puntato il dito contro la Camera della Moda Italiana.
Ecco perché Stella Jean ha iniziato lo sciopero della fame
Mentre il presidente della Cnmi Carlo Capasa stava facendo il proprio intervento, Stella Jean, a capo del collettivo di designer 'We are made in Italy', si è alzata per prendere la parola e deninciare la "poca inclusività" della Milano Fashion Week.
Secondo la designer italo-haitiana: "Nessuna promessa fatta dal presidente della Camera nazionale della moda italiana è stata mantenuta. Finché non verrà data un'opportunità al collettivo Wami e le minoranze non verranno messe al riparo continuerò lo sciopero della fame che ho iniziato oggi". Inoltre, secondo Stella Jean, la Camera ha "ridotto significativamente" il sostegno al collettivo Wami, 'We are Made in Italy', tanto da rendere impossibile la sua partecipazione a questa settimana della moda. La stilista continua: "Eravamo in apertura del calendario delle sfilate di febbraio ma ci siamo dovuti ritirare perché, come paghiamo le collezioni se i ragazzi non hanno i mezzi?".
Carlo Capasa ha spiegato che la Camera ha supportato Wami per 2 anni, pari a quattro stagioni. "Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto per questa fashion week ci era stato chiesto uno spazio per Wami e Stella Jean e lo abbiamo trovato, ora entrambi gli slot sono rimasti vuoti. Quello che abbiamo promesso lo abbiamo fatto, ma non possiamo trasformarci in imprenditori".