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Figli dimenticati in auto? Un allarme da installare per non "dimenticare"
Bimbi dimenticati in auto? Un allarme necessario da installare per non "dimenticare"
Episodi drammatici, come di recente nuovamente accaduto, e per i quali molti si schierano con giudizi e accuse di superficialità contro il genitore colpevole di aver dimenticato il proprio figlio in auto, meritano riflessione e spiegazione sulla sua genesi e dinamica.
Voglio raccontarvi una favola russa, che narra di come un valorosissimo guerriero-condottiero appartenente alla corte dello Zar, aveva salvato la vita alla Zarina , aggredita da briganti di strada. Non avendo ricevuto dal sovrano nessun ringraziamento, avrebbe deciso di voltare le spalle sia alla Corte, che alla chiesa di Cristo, offrendo il suo coraggio e il suo valore, e quindi tutti i suoi servigi, al demonio in cambio di un patto. Egli, uomo di grande dirittura morale, chiedeva di poter avere tutte le donne che avrebbe desiderato per un solo giorno, per poi abbandonarle il giorno seguente in cambio di altre, senza provare un minimo di rimpianto o colpa. Satana accolse la richiesta e strinse il patto con il condottiero.Il demonio quindi cancellò dall'animo del cavaliere i sentimenti legati alle ricordanze. In seguito egli si innamorò, infatti, di una miriade di donne che vissero con lui straordinarie storie d'amore ma che duravano un solo giorno, per poi venir dimenticate e prontamente sostituite da altre, senza che il condottiero potesse mai ricordare l'esistenza nè delle donne amate nè dei figli che a volte, esse ebbero da lui. La favola termina con l’assoluta e disperata solitudine del condottiero, che muore solo, in un castello vuoto senza aver mai provato nella sua vita realmente l'affetto e l'amore.
Perchè parlare di questa favola? Perché rappresenta,in un certo senso, la nostra attuale società, globalizzata, superficiale e soggetta, specie quella occidentale, da tempo ad una alterazione generalizzata dei modelli comportamentali -relazionali.
Una alterazione che coinvolge taluni soggetti sino a condurli a commettere atti che, razionalmente, non si sognerebbero lontanamente di commettere o di immaginare.
E parlo dei casi di figli lasciati in macchina da genitori, poi deceduti a seguito di questo. La favola russa sopra raccontata, ecco che sembra avere una sua reale collocazione drammatica, nella evidente correlazione in merito alla cancellazione (apparente) di ricordi o di memorie affettive primarie.
Sicuramente questi accadimenti sono un dramma per i genitori coinvolti loro malgrado nella vicenda, che ne porteranno sulle spalle il peso per la vita.
Le domande che in questi casi sorgono spontanee, e sono in primis di ordine morale e sociologico, sono sul “come” possono avvenire in una società come la nostra, particolarmente attenta e legata a comportamenti di maternage, eventi di questo tipo. In secundis, il quesito di tipo psicologico: “quali” possono essere le cause ed i meccanismi che possono indurre a processi azionari di questo tipo, apparentemente incomprensibili ed impossibili a prodursi in quanto, da un punto di vista antropologico, ma non solo, la cura della prole è attività prevalente per la conservazione della specie specialmente nei mammiferi superiori dei quali l'Homo sapiens-sapiens rappresenta la più alta espressione su questo pianeta. Eppure questo avviene. Occorre quindi fare un’analisi seria e di profilo scientifico, sui sistemi che producono le nostre azioni, da quelle più elementari a quelle più complesse, per individuare l'eziologia di questi accadimenti e tracciare un’ ipotesi operativa per contrastarli e prevenirli. E lo facciamo con due esperti, la D.ssa Sabrina Ulivi, psicoterapeuta, e Dr. Giovanni Cozzolino, Sociologo e ricercatore epigenetista.
“I sistemi impegnati nei nostri processi azionari sono: i complessi recettoriali, il sistema limbico, e le regioni corticali. Questo insieme di sistemi è, per cosi dire, "immerso" in una situazione ambientale/sociale molto dinamica che, spesso, non è lineare o comunque assonante con la capacità di risposta del nostro sistema di adattamento.” Spiega Ulivi.
-E quindi cosa comporta?-
“Avviene, quindi, che nelle varie azioni da compiere, di routine, non sempre l’individuo riesce a stabilire una gradualità cognitiva a queste, ma bypassa il livello superiore di analisi cognitiva, che imporrebbe un tempo maggiore in questo processo di razionalizzazione, per scegliere quale azione compiere primariamente in ordine di importanza. Molto semplicemente, l’individuo agisce con l'azione che in quel momento stimola maggiormente il sistema recettoriale, inducendo quindi i sistemi corticali ad agire.”
-Quante volte ci è capitato infatti che, rispetto ad una domanda che ci rivolge un nostro congiunto, o nostro figlio, o semplicemente un amico, di attardarsi nella risposta, fermando quel tempo che chiediamo, con un gesto della mano, per ( magari) rispondere ad un WhatsApp da parte di uno sconosciuto, o ad un post di Facebook ! Può servire da esempio?-
“Questo è un esempio molto semplice e banale su un “dato” momento circoscritto, ma cerchiamo di allargare il campo di indagine ai nostri registri di memoria a lungo termine, e valutiamo quelli che sono i nostri comportamenti abituali, e quindi routinari, alla luce del funzionamento di questi- dice Cozzolino- Come noto, un comportamento abituale, continuato e ripetitivo come, ad esempio, guidare una automobile per un conducente di lungo corso, sia un processo praticamente istintuale, ragion per cui il soggetto alla guida può contemporaneamente condurre l'automezzo e pensare a mille cose o elaborare processi cognitivi, anche di grande complessità, senza che questo possa incidere minimamente sulla azione di guida. Le memorie a lungo termine, in questo caso, sono in grado di sviluppare una sequenza di azioni routinarie implicite, che lasciano libero spazio ad altre attività cognitive, anche pregnanti, come lo è intavolare una conversazione complessa, litigare con qualcuno o intavolare una discussione di affari, magari al telefono.
I nostri sistemi di percezione, i nostri nuclei celebrali della base, sono bassamente implicati in azioni corticali che vengono quindi eseguite in modo continuativo attraverso una via neuronale ampiamente attivata che non necessita di attivazione noradrenergica. Si può affermare che in un individuo, nella situazione di guida, ed in un percorso abituale e, quindi ripetitivo ed in assenza di altri imput ambientali esterni, il comportamento generale dei vari sistemi è orientato a una attività prettamente vagale.
In taluni soggetti il comportamento routinario quotidiano implica un’attività silente, ed inconscia, delle azioni prodotte a livello corticale, con quasi nessuna influenza da parte del sistema limbico (in particolare la regione talamica) e questo conduce il soggetto ad ultimare il suo percorso in uno stato quasi ipnotico non cosciente, di scendere dall'auto con una azione routinaria, quindi ripetitiva e abituale, avendo come prossima azione da compiere, inscritta nei registri mnemonici a lungo termine, un'altra routine come quella di aprire una porta o salire delle scale o timbrare un cartellino”
-Una serie quindi di sequenzialità, e possiamo dire, di default è la responsabile. Un rafforzativo a questo stato di cose potrebbe essere, ad esempio, quello di essere contestualmente impegnato in una conversazione telefonica o in una conversazione tramite chat?-
“Certamente. Ed in questo caso l'attivazione vagale verrebbe ad essere interrotta da una limitata, o anche consistente attivazione simpatica, venendo così a produrre quella che gli addetti ai lavori chiamano "Cluster attentivo". Vale a dire, un picco di attenzione con conseguente iperproduzione di neurotrasmettitori in grado di “spengere” l'attività vagale e attivare il sistema simpatico.
In una situazione ambientale come questa, qualsiasi altra cosa, o evento, o ricordo, viene ad essere bypassato dalla priorità dettata dal cluster attentivo che, in quel momento, ha come bersaglio ciò che in quel dato momento attira la nostra attenzione mnemonica- asseriscono gli esperti-
In circostanze come quelle sopra descritte, l’individuo è completamente dimentico di aver lasciato in macchina qualcosa che ( magari) era importante ricordare. Solo dopo qualche frazione di secondo le catene mnestiche evidenziano il ricordo, e quindi si torna indietro e si pone rimedio. Finchè si tratta di un pacchetto di sigarette, o le chiavi dell’ufficio, tutto va bene. Ma quando si tratta di un figlio, le cose cambiano, e molto.
E’ il nostro sistema limbico che liberando dalla regione dell'amigdala una quantità impressionante di noradrenalina, ponendo in allarme la corteccia celebrale e facendo aumentare a dismisura la pulsazione cardiaca, ecc…, attraverso una sequenza di passaggi ci arriva una fulminea carrellata di immagini. Quindi, torniamo alla macchina, avendo ritrovato memoria di ciò che abbiamo dimenticato. Ma non sempre è così.
Esiste anche la eventualità che si possa non ricordare cosa, o chi, abbiamo dimenticato, con le conseguenze che conosciamo.
Una prima anomalia di carattere generale riguarda il "brodo di coltura" come lo si definisce in sociologia e antropologia culturale l'ambiente socioculturale nel quale si vive, oggi spesso caratterizzato da uno stile di vita decisamente più veloce e spesso vanamente parossistico.
Questo contesto ha finito per produrre, in pochi anni, una seconda anomalia che consiste in una escalation di momenti fortemente connotati dalla caratteristica di voler incanalare le nostre capacità attentive e responsive in una realtà immediata del "qui e subito..!" in cui le nostre capacità analitiche, che quindi pongono in essere complessi meccanismi neuronali, produzione di ormoni-neurotrasmettitori, sofisticate e poliedriche terminazioni sinaptiche, attivazioni corticali particolari, vengono sequestrate quasi totalmente per eseguire una sola azione o un numero ristretto di azioni, le quali non sono quasi mai azioni di portata ampia, ma più spesso di importanza immediata e limitata al momento temporale.”
-Possiamo, quindi, prendere in esame l'ipotesi che, a livello neurologico, avvenga il parziale e temporaneo silenziamento di una parte delle nostre azioni, attraverso una assenza di pregnanza ormonale di un certo impulso ad un evento (come ad esempio quello di porre il bambino in macchina) che quindi non viene registrato a livello limbico dalle regioni dell'Amigdala e del Talamo, oltre che della regione ipofisaria responsabile della produzione dell'ossitocina (l'ormone dell'amore) che normalmente, in un caso in cui si tiene tra le braccia un neonato, attiva tutta una serie di reazioni benefiche per la persona che compie l'azione specialmente se è un genitore. Cosa accede quindi?-
“Questa catena di reazioni energetiche-neurochimiche non viene registrata nelle regioni ipotalamiche predisposte a tenere viva la visione del bambino seduto nel divano posteriore dell'auto. In quel dato momento, il neonato ed il pacchetto di sigarette o l'accendino, hanno lo stesso valore eventuale.
La ritualistica di posare nello scomparto le sigarette, l'accendino o il cellulare, e l'azione di porre il neonato nel vano posteriore, hanno la stessa valenza a livello corticale- spiega Ulivi- ma l'azione routinaria ha la prevalenza in quanto ripetitiva e abituale, per cui "silenzia" qualsiasi altra che non rientri in questa via neuronale limbico-corticale. “
La nostra attuale società, fatta di tempi sempre più stretti e parossistici, privilegia sempre più i comportamenti routinari che fanno risparmiare tempo, marginalizzando però azioni più complesse dove il tempo richiesto è molto maggiore, ma importante. Non possiamo parlare assolutamente di assenza di amore, di distrazione o di egoismo, come abbiamo visto, sarebbe un grande errore oltre ad essere superficiale giudizio. Siamo un pò tutti vittime di questo tempo e non possiamo criminalizzare le persone coinvolte in queste dolorose vicende. Ma quello che sarebbe davvero urgente ed opportuno è l’obbligo di avere a bordo uno strumento tecnologico che potesse avvertire, segnalare al posto dei nostri sensi e della nostra memoria emotiva, in parte atrofizzata, che qualcosa di prezioso ed importante come un figlio, non può essere dimenticato.